Mentre non si fermano gli sbarchi sulle coste italiane di clandestini provenienti dal Nord Africa, cresce nel nostro Paese la percezione degli immigrati come un "pericolo per l’ordine pubblico e la sicurezza delle persone": lo pensa più di un italiano su tre, secondo i dati dell’ottava edizione del rapporto dell’Osservatorio Europeo sulla sicurezza realizzato da Demos & Pi e Osservatorio di Pavia per Fondazione Unipolis "Nella terra di mezzo fra terrore globale e paure quotidiane".
Secondo lo studio aumenta, anche se di poco, anche la percezione dell’immigrato come minaccia per l’occupazione (dal 33 al 35 per cento degli intervistati), mentre si contrae in misura piu’ significativa quella dell’immigrato come "risorsa per la nostra economia" (dal 44 al 38,5 per cento). Insomma, a leggere i dati gli italiani sono stufi di quella che ormai è diventata una vera e propria invasione.
Luca Zaia, presidente della Regione Veneto, in relazione alle sempre maggiori preoccupazioni che emergono dall’Italia e dall’estero sulla migrazione in corso dalle coste della Libia verso l’Italia, commenta: “’Dopo l’esplicito riferimento ai rischi terrorismo da parte del Procuratore Antimafia Franco Roberti, non c’è più tempo da perdere e non è più il momento dell’ipocrisia: i barconi dalla Libia vanno fermati, Triton/Mare Nostrum va stoppata, i milioni che si spendono per tutto questo vengano inglobati in un fondo da usare immediatamente per avviare un concreto piano di aiuti alle popolazioni sofferenti nei loro Paesi". Per Zaia ”tutta la situazione sta prendendo una piega sempre più pericolosa, ingestibile e, per certi versi sempre più brutale, come hanno dimostrato le immagini delle violenze che si compiono sulle spiagge libiche”.
Intanto Laura Boldrini, presidente della Camera, intervenendo alla presentazione del rapporto Unipolis a Montecitorio, sostiene che è arrivato il momento di “una iniziativa legislativa” per dare la cittadinanza italiana “ai figli di famiglie immigrate che sono nati e cresciti nel nostro Paese”. Un tema che fa discutere, oggi come ieri, e che l’Italia ha paura di affrontare davvero.
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