Con il naufragio di ieri mattina nello stretto d’Otranto, ricomincia la tragedia (mai veramente finita) degli immigrati. A dare l’allarme è stata, intorno alle 6,30, una nave in transito che ha segnalato la presenza di tre persone in mare. Subito è partita una motovedetta della Guardia costiera: giunta sul posto, due dei tre migranti erano già stati recuperati da alcuni diportisti, mentre il terzo è stato trovato in mare e soccorso dalla stessa motovedetta. Ma, ancora adesso, sui numeri, non ci sono certezze. Di sicuro c’è che quattro sono i sopravvissuti, tra cui il presunto scafista che, pare, sia stato già arrestato, mentre sei dovrebbero essere i dispersi.
Il naufragio della piccola imbarcazione è avvenuto in vista delle coste, a circa sei miglia dalla punta del Salento, tra Leuca e Torre Vado.
Oggi si celebra la Giornata mondale del rifugiato e Liliana Ocmin, Segretario confederale della Cisl, ha dichiarato: “I migranti ancora dispersi nel mare di Puglia ed i tristi eventi accaduti in Siria, dimostrano come purtroppo si sia fatto ancora troppo poco a livello internazionale per venire incontro alle esigenze di chi è meno fortunato di noi".
Mentre fervono le ricerche nello stretto d’Otranto, il nostro pensiero va anche ai 30.000 profughi usciti dalla Siria e rifugiatisi in Giordania, Libano e Turchia, tra cui particolarmente vulnerabili sono donne e bambini, che sentono sulla propria pelle e con maggiore acutezza la ferita dello sradicamento dai loro usi e dalle loro tradizioni e l’incertezza di una nuova vita da ricominciare altrove.
I quattro extracomunitari tratti in salvo sono due libici, un tunisino e un afghano e tra essi vi è anche un minore. Dapprima sono stati condotti all’ospedale di Tricase, dove hanno ricevuto le prime cure e poi sono sono stati portati nel Centro di prima accoglienza ‘Don Tonino Bello’ di Otranto, per le procedure di identificazione da parte della Polizia di Stato.
Sette giorni fa, il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri , rispondendo ai giornalisti a margine di un convegno sul tema dell’immigrazione promosso a Roma dal gruppo dei radicali, in riferimento agli ultimi incidenti scoppiati nel Cie di Trapani, ha detto: “Quello dei Cie nel nostro paese e’ un ‘problema impegnativo, anche io soffro all’idea di queste situazioni che possono essere sia di accoglienza che di detenzione”.
Dopo l’ultima tragedia di fronte ad Otranto, Marco Pacciotti, coordinatore del Forum Immigrazione del PD, ha reclamato con forza l’applicazione dell’articolo 10 della Costituzione, per intraprendere, con tutta l’Europa, tutte le azioni possibili per riuscire a soccorrere efficacemente ed accogliere dignitosamente chi sfida il mare mettendo a rischio la propria vita.
“Occorre – ha osservato Pacciotti – avviare delle operazioni congiunte con i governi dei Paesi da cui partono questi disperati, affinche’ le organizzazioni criminali che si arricchiscono sulla tratta di esseri umani vengano isolate e colpite duramente. E’ inoltre indispensabile impegnarsi affinche’ le organizzazioni umanitarie internazionali possano avere liberta’ di azione in quei paesi per poter proteggere fin da subito chi ha diritto allo status di richiedente asilo, come previsto dalla Convenzione di Ginevra del 1951 per chi fugge da guerre, carestie e persecuzioni politiche”. “Anche l’Italia deve fare la sua parte in ossequio all’articolo 10 della nostra Costituzione che riconosce il diritto di asilo e adoperarsi stringendo accordi bilaterali alla luce del sole, nei quali la tutela dei migranti e il riconoscimento dei loro diritti umani vengano pienamente attuati. Speriamo – conclude Pacciotti – che questa ennesima tragedia sia di monito per l’Italia affinche’ recuperi il ritardo accumulato dotandosi di una legislazione di livello europeo in materia di asilo”.
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