E’ stato annunciato che a settembre terminerà il Quantitative Easing (QE), messo in atto con diverse modalità fin dal 2011 dal Presidente della Banca centrale europea Mario Draghi.
Il quantitative easing – in italiano “alleggerimento quantitativo” – consiste nell’emissione di moneta e il contemporaneo acquisto di titoli di debito pubblici e privati da parte della BCE. L’obiettivo è quello di calmierare i rendimenti dei titoli pubblici e gli interessi bancari, e di conseguenza incentivare i consumi.
Generalmente, per alleggerire qualcosa, si deve togliere, non aggiungere. Il QE, pur aggiungendo nuova massa monetaria in circolazione, si chiama così perchè alleggerisce le quantità di titoli di debito detenuti dagli Stati membri e dalle istituzioni private che ne vengono beneficiate.
Grazie al QE, durante questi anni i paesi più a rischio a causa del proprio elevato debito pubblico, come l’Italia, hanno potuto contenere il famigerato spread, ossia il differenziale aggiuntivo di rendimento che devono pagare sui propri titoli di debito.
A partire dal prossimo settembre, proprio mentre il nuovo governo muoverà ancora i primi passi, la nostra economia dovrà affrontare il futuro senza l’aiuto del QE, ed è da prevedere che le tensioni in campo economico e politico, in Italia e in Europa, torneranno a crescere.
Per affrontare le difficoltà che verranno, è quindi sempre più imperativo ed urgente che da noi vengano messe in atto quelle riforme, spesso annunciate e mai compiutamente realizzate, di cui si discute da decine di anni. Sono le riforme che, migliorandone l’efficienza e la produttività, dovrebbero rendere più concorrenziali le nostre imprese e la nostra economia, e consentire una maggiore crescita del Pil, e quindi migliorarne il rapporto con il debito.
Si tratta della riforma della giustizia, per ridare fiducia agli investitori nazionali ed esteri rispetto al modo e ai tempi in cui viene amministrata. La riforma del fisco, con la flat-tax e la riduzione della pressione fiscale, per liberare capitali per investimenti e incentivare la ricollocazione in Italia di imprese che hanno portato la loro produzione all’estero.
La riforma della burocrazia, per far sì che, per iniziare una qualsiasi attività imprenditoriale, non siano più necessarie decine e decine di autorizzazioni e di passi amministrativi.
Sono necessarie le nuove infrastrutture e l’ammodernamento di quelle esistenti, per far crescere il nostro sistema economico e in particolare il turismo, il cui potenziale, grazie al nostro straordinario patrimonio artistico-culturale, è gigantesco, ma necessita di migliori collegamenti stradali, autostradali e ferroviari, e maggiori strutture alberghiere.
I primi passi del governo, sul quale abbiamo manifestato non pochi dubbi, sono per il momento incoraggianti, almeno fino a quando prevarranno le intenzioni della Lega. Ci riferiamo al blocco deciso da Salvini delle navi delle Ong, la cui attività per anni ha incrementato la propensione all’immigrazione in tanta parte delle popolazioni africane.
Dovrebbero convincersi, coloro che ancora non lo sono, che l’Italia non può continuare ad accogliere e a farsi carico di centinaia di migliaia di extracomunitari, che non fuggono da nessuna guerra e che, presso di noi, solo in minima parte potrebbero trovare un’occupazione legittima, con tutto quello che ne consegue per l’assistenza sanitaria, scolastica e residenziale.
I buonisti del PD, che per anni hanno consentito e agevolato l’invasione, ora affermano che i flussi migratori sono diminuiti, ma allo stesso tempo vorrebbero continuare ad accogliere chiunque pretenda di entrare in Italia.
I loro sindaci che affermano di voler accogliere gli emigranti, forse dovrebbero essere accontentati. Così, alla prossima elezione, si può star certi che verrebbero trombati.
Anche rispetto alla riforma della flat-tax sembra che ci sia accordo tra Lega e Cinque Stelle, e ci auguriamo che possa essere realizzata. Di riforma della burocrazia invece si parla poco, e questo è preoccupante.
Permangono poi tutte le altre perplessità che ci avevano impedito di applaudire il nuovo Governo. Il M5S ha riaffermato che le nuove infrastrutture, ci riferiamo in particolare alla Tav, al Terzo valico e alla Gronda di Genova, verranno assoggettate a una revisione critica e sappiamo che questo, nel migliore dei casi, comporterà nuovi ritardi a opere che già avrebbero dovuto essere realizzate da anni.
Quanto alla riforma della giustizia, il M5S ha intenzione di allungare i termini di prescrizione. Esattamente il contrario di quello di cui i cittadini e le imprese hanno bisogno, vale a dire la riduzione dei tempi di amministrazione della giustizia. Se le decisioni del governo saranno positive, nel prossimo autunno si potranno contenere gli effetti negativi della cessazione del QE.
Lo stesso vale se resisterà l’accordo tra le due anime del governo Conte e si metterà mano alle riforme giuste. In caso contrario andremo incontro a tempi difficili. Ci lascia un pò di ottimismo il fatto che la Lega si sia rafforzata nelle elezioni comunali di domenica scorsa, mentre i Cinque Stelle hanno subíto una battuta di arresto. Il centrodestra è ormai chiaramente maggioritario nel paese e di questo il governo, in ogni sua decisione, dovrà tener conto.