Non si fermano i viaggi della speranza lungo il Canale di Sicilia: 45 tunisini sono stati avvistati mentre tentavano di approdare nella zona della Scala dei Turchi a Realmonte, nell’agrigentino, mentre la Guardia costiera ha soccorso oggi 76 migranti, avvistati su un’imbarcazione a 30 miglia da Malta e a 45 dalle coste siciliane. La presenza del ‘legno’ era stata segnalata da un peschereccio della marineria di Porto Empedocle. Un’attivita’ continua quella della Capitaneria, ancora impegnata nelle ricerche dei 79 extracomunitari dispersi nel naufragio di giovedi’ scorso che ha contorni sempre piu’ misteriosi.
A parlare di un barcone colato a picco a ridosso di Lampione, la piu’ piccola isola delle Pelagie, sono stati i 56 migranti soccorsi dalla Guardia Costiera la notte tra giovedi’ e venerdi’. Agli uomini delle motovedette hanno raccontato di essere sopravvissuti al naufragio del loro barcone. Sarebbero partiti in 136 dalla Tunisia: all’appello quindi mancherebbero 79 persone. Ma nonostante il pattugliamento senza sosta di un’area di mare di oltre 400 miglia quadrate, sono stati solo due i corpi recuperati. E nessuna traccia sarebbe stata trovata del relitto. Elementi che fanno pensare che quella del naufragio sia una storia inventata dai migranti soccorsi per evitare il rimpatrio.
In serata a Lampedusa, dove i 56 sono stati portati, sono giunti l’ambasciatore e il sottosegretario agli Esteri del Governo tunisino per incontrare i connazionali ospiti del centro di accoglienza e cercare di capire cosa sia realmente accaduto. Il sospetto e’ che i migranti siano arrivati alle coste di Lampione a bordo di un’imbarcazione che li ha lasciati per poi allontanarsi. Il ministro degli Esteri tunisino, Rafik Abdessalem, ha anche reso nota l’istituzione di una unita’ di crisi per seguire la vicenda del presunto naufragio, mentre saranno predisposte una serie di misure per bloccare i viaggi della speranza verso l’Italia.
‘Sotto i nostri occhi distratti, nelle acque del Mediterraneo le tragedie si susseguono senza soluzione di continuita’. I morti chiamano altri morti e quanto avvenuto a Lampedusa, purtroppo, non e’ frutto del caso’, scrive in una nota il vescovo delegato per le Migrazioni della Conferenza Episcopale Siciliana, monsignor Calogero La Piana, che insieme all’ufficio regionale Migrantes lancia un appello ‘all’umanita’ di ciascuno e dell’intera società’. E fa una proposta: ‘per strappare all’ineluttabilità della tragedia il viaggio di tanti migranti – prosegue – ci chiediamo se non sia il caso di attivare corridoi umanitari ed evitare la strage di innocenti che ormai da anni ha trasformato il Mediterraneo in un cimitero’.
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