Ora la societa’ civile si mobilita. Dopo anni di convivenza con l’Ilva, la gente prova a ribellarsi al ricatto occupazionale e scende in strada per difendere la citta’ dall’inquinamento industriale che negli anni ha causato – dicono le perizie della magistratura – ‘malattie e morte’, ma ha anche distrutto l’oro nero di Taranto: la coltura delle cozze. ‘Liberare Taranto dai veleni’ sara’ lo slogan della manifestazione ‘pacifica’ che si terra’ nel capoluogo ionico venerdi’ 17 agosto quando arriveranno a Taranto i ministri dell’ambiente e delle attivita’ produttive, Corrado Clini e Corrado Passera, che incontreranno in prefettura il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, i rappresentanti degli enti locali e quasi certamente il procuratore della Repubblica, Franco Sebastio.
Alla testa del corteo di protesta – voluto dal ‘Comitato cittadini e lavoratori liberi e pensanti’ e da altre associazioni – ci sara’ l’Apecar sulla quale salirà l’operaio dell’Ilva Cataldo Ranieri, portavoce carismatico del comitato.
‘Sara’ una manifestazione pacifica – sottolinea Ranieri – e questo lo diro’ subito a tutti attraverso l’impianto stereo montato sull’Apecar’. Proprio Ranieri il 2 agosto scorso, sempre a bordo dell’Apecar che e’ diventato il simbolo della protesta, interruppe il comizio dei leader sindacali Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti. Con il ‘tre ruote’ che aveva noleggiato assieme ad altri 40 aderenti al comitato fece irruzione durante la manifestazione e fu scambiato dalla polizia per un antagonista. Il gesto e’ costato ai 41 ‘ribelli’ una denuncia a piede libero. ‘Ma noi volevamo solo dire – racconta Ranieri – che non possono piu’ continuare a venderci come hanno fatto per 50 anni. Noi abbiamo deciso di dire basta: Taranto va difesa e salvata dall’inquinamento industriale’. Ranieri dice anche, con orgoglio, che al comitato sono giunte lettere di diversi avvocati che hanno offerto assistenza legale gratuita. E non solo per le denunce ma anche per ‘evitare che il processo all’Ilva venga sottratto alla magistratura tarantina e portato altrove, come stanno provando a fare’. Mentre parla stringe in mano il volantino fresco di stampa che 300-400 persone stanno distribuendo in citta’ per dire alla cittadinanza che alle 8,30 del 17 agosto un ‘grande’ corteo si muovera’ da Piazza Castello (sede del Municipio), attraversera’ il ponte girevole e arrivera’ davanti alla prefettura (se sara’ permesso) oppure nella vicina piazza della Vittoria. Proprio qui ieri sera alcune centinaia di persone hanno ascoltato i leader dei comitati difendere l’operato del gip di Taranto Patrizia Todisco (acclamato dalla folla) che ha ordinato all’Ilva di fermare gli impianti sequestrati e ha revocato al presidente del Siderurgico, Bruno Ferrante, l’incarico di custode conferitogli dal tribunale del riesame. Un provvedimento che ha provocato accese polemiche politiche, il ricorso alla Consulta da parte del Governo e ha scatenato una nuova battaglia giudiziaria tra l’Ilva e il gip Todisco, accusato dall’azienda di aver anche usurpato poteri propri del tribunale del Riesame e della procura di Taranto. Ma se da una parte ci sono i cittadini, gli operai dell’Ilva, le donne e i bambini pronti a dire basta, dall’altra ci sono gli operai del Siderurgico piu’ grande d’Europa aderenti a Fim e Uil che continuano a scioperare due ore al giorno (lo hanno fatto ieri e oggi e lo faranno il 16 agosto) e a bloccare (dalle 10 alle 12) la statale Appia che passa proprio davanti all’Ilva. In realta’ gli operai che manifestano per strada sono sempre meno: ieri alcune centinaia, oggi non piu’ di 150. E la colpa non e’ solo delle ferie di meta’ agosto. Lo sciopero ha infatti spaccato i sindacati perche’ la Fiom gia’ da ieri si e’ dissociata dalla protesta ritenendola ‘inutile ed irresponsabile’ perche’ costituisce ‘un attacco alle decisioni della magistratura’. Il principale sindacato dei metalmeccanici ha chiesto all’azienda di tenere stamani un’assemblea di due ore per informare i lavoratori sullo stato della situazione, ma la richiesta, come e’ prassi, e’ stata respinta. Ora la parola passa alla politica.
Tutti si aspettano parole rassicuranti dai ministri che saranno in missione a Taranto. Nelle loro mani c’e’ il destino dei 12.000 dipendenti dell’Ilva, di altrettanti dell’indotto e il futuro della siderurgia italiana.
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