Il tribunale del Riesame ‘non ha concesso la facoltà d’uso’ dei sei reparti a caldo sequestrati il 26 luglio e ha disposto che ‘bisogna eliminare le emissioni inquinanti: le conseguenze sono ovvie’. E’ sereno il procuratore di Taranto, Franco Sebastio, dopo aver incontrato per circa due ore i quattro custodi giudiziari dell’Ilva e i carabinieri del Noe di Lecce. E’ sereno ma criptico, perche’ ogni volta che i cronisti cercano di capire se i custodi si accingono a fermare gli impianti inquinanti, il procuratore arrotola le maniche della camicia bianca di lino e glissa: ‘Su queste cose – dice – conteranno i fatti, non le parole; in un momento delicato come questo evitiamo di fare annunci’. Sebastio e’ consapevole che mentre parla nella sua stanza al terzo piano del palazzo di giustizia, il presidente dell’Ilva, Bruno Ferrante, incontra in fabbrica i sindacati con i quali e’ distensivo e – si apprende dopo l’incontro – non paventa neppure il rischio di un ricorso alla Cassa integrazione. Il procuratore pero’ sottolinea che con il collegio dei tecnici e’ stata decisa ‘tutta una serie di operazioni che andranno fatte prossimamente’. Ma anche in questo caso non spiega cosa sta per accadere e non conferma le indiscrezioni che parlano di un lento, graduale spegnimento degli impianti che non e’ possibile mettere a norma se non dopo averli fermati. Ma una cosa sembra assodata: i custodi giudiziali sanno quello che devono fare. ‘E’ loro compito – spiega il procuratore – stabilire e attuare le modalita’ tecniche per perseguire il risultato immediato di interrompere le emissioni all’esterno’.
In attesa che i custodi depositino formalmente il loro piano di intervento, il capo della procura fa delle ipotesi. ‘Puo’ darsi, ma ce lo diranno i tecnici – dice – che ci siano lavori per effettuare i quali e’ necessario che l’impianto sia spento; e’ probabile che ci siano lavori per i quali l’impianto debba restare acceso ma essere non produttivo, puo’ darsi che ci siano lavori per effettuare i quali l’impianto debba essere acceso e anche, magari, produttivo ai minimi perche’ bisogna fare dei riscontri’.
Insomma, la situazione e’ complessa e le operazioni tecniche sugli impianti richiedono cautela. ‘Si devono cercare di evitare, nei limiti del possibile – spiega il procuratore – la distruzione degli impianti e i pericoli alle persone. Quando si mette mano a questi impianti pericolosi si possono determinare dei disastri: occorre cercare di salvaguardare gli impianti che hanno un valore’. La procura ha chiesto anche ai custodi-amministratori una stima dei conti per mettere gli impianti a norma ‘perche’ – sottolinea Sebastio – al momento opportuno non e’ lo Stato che deve pagare o che deve anticipare, trattandosi di un impianto privato’. E sulla produzione del siderurgico che sarebbe al 70%, cosi’ come comunicato oggi dall’azienda ai sindacati, il procuratore non si sbilancia: ‘Anche su questo stiamo facendo delle verifiche, a noi interessa quello che accertiamo, non quello che si dice’.
Discussione su questo articolo