Problemi simili a quelli dell’Ilva, anche se non di queste dimensioni, hanno riguardato anche altri paesi. Persino il candidato presidente Usa Mitt Romney e’ stato ‘sfiorato’ da uno scandalo che ricorda la vicenda tarantina. Nel 1998, racconta l’Huffington Post, i cittadini di Georgetown, nel Sud Carolina, hanno iniziato un’azione legale contro la Georgetown Steel, un’acciaieria che era posseduta dalla Bain Capital, societa’ fondata e diretta proprio da Romney. Il motivo della denuncia erano le emissioni dell’ impianto, a partire dalla famigerata ‘polvere rossa’ nota anche in diversi quartieri della citta’ pugliese. La vicenda si e’ trascinata negli anni, finche’ le autorita’ statali non hanno certificato che l’inquinamento era legato proprio all’ acciaieria, imponendo misure di contenimento e citando proprio la gestione della Bain per le peggiori ripercussioni sull’ ambiente. Romney si e’ salvato dalle critiche per il fatto di aver formalmente lasciato nel 1999 gli incarichi alla Bain, anche se i detrattori fanno notare che la societa’ ha guadagnato 30 milioni di dollari dall’impianto, mentre la causa e’ finita con un patteggiamento per 870 mila dollari. L’acciaieria nel frattempo e’ fallita, ed e’ finita recentemente sotto i riflettori per un controverso spot pro Obama che mostrava una sua ex lavoratrice malata di cancro. E’andata meglio sembrerebbe agli abitanti di Burns Harbor, nell’Indiana, sede di una delle piu’ grandi acciaierie del paese di proprieta’ del colosso ArcelorMittal: dopo una causa di due anni e’ stato siglato un accordo tra proprietari, ambientalisti e autorita’ locali che prevede che i tre milioni di tonnellate di rifiuti generati dall’impianto siano eliminati o riciclati, e che la compagnia si impegni a verificare contaminazioni nell’ area circostante: "Se non avessimo fatto causa pero’ – afferma l’avvocato degli ambientalisti Kim Ferraro – non credo che le autorita’ avrebbero chiesto di pulire il sito". In Australia invece il Governo sta cercando di intervenire per evitare situazioni come quelle dell’Ilva: all’interno del Clean Technology Program, che stanzia 1,2 miliardi di dollari australiani (un miliardo di euro) per la conversione delle industrie c’e’ un capitolo specifico sulle acciaierie, a cui sono riservati 300 milioni di dollari aggiuntivi.
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