Hanno paura di perdere il lavoro. ‘Anche se e’ un lavoro sporco e rischioso’ sussurrano al cronista. Questa volta non ci sono le bandiere sindacali. La protesta e’ spontanea. Qualche decina di operai dell’area Ghisa, dopo il turno di notte, ha raggiunto la direzione dell’Ilva per chiedere garanzie sul futuro occupazionale. Troppe voci incontrollate. Poi i titoli allarmanti di telegiornali e quotidiani. Lo spettro della chiusura dei reparti dell’area a caldo sottoposti a sequestro. E la concreta possibilita’ di ritrovarsi in esubero, per strada, a mangiare la polvere. Come i cani che sostano all’esterno dello stabilimento. Col passare dei minuti, altre decine di lavoratori hanno improvvisato un’assemblea. Si sono avvicinati alcuni rappresentanti sindacali e il confronto e’ stato decisamente aspro. La mediazione di Fim, Fiom e Uilm non e’ bastata. Gli operai, ancora in tuta da lavoro, si sono spostati all’esterno della fabbrica. In 300 hanno presidiato per ore l’ingresso dello stabilimento, che affaccia sulla statale Appia. ‘Agli operai dell’Ilva – si e’ sfogato uno dei manifestanti – non li sta pensando nessuno, noi tutti dobbiamo portare lo stipendio a casa perche’ abbiamo dei bambini che ci aspettano e che devono mangiare’. Un grido di dolore, autentico. Un grido che temono possa rimanere inascoltato. ‘Siamo i primi a respirare quell’aria qui dentro – aggiunge il lavoratore, seduto su un guard rail, affiancato da altri dipendenti della piu’ grande acciaieria d’Europa – e non la vogliamo respirare, vogliamo respirare un’aria migliore. Ma voi pensate – spiega – che noi vogliamo venire a lavorare per forza nell’Ilva? Questo stabilimento sta a Taranto e allora teniamocelo, mettiamolo a posto e manteniamolo in piedi. Noi lavoriamo di Ilva e basta’.
I lavoratori hanno paura di essere dichiarati in esubero e sono disposti a tutto per difendere la fabbrica, anche se inquina. Anche se ha provocato ‘malattie e morte’, come hanno accertato le perizie disposte dal gip Todisco. ‘Faremo di tutto – osserva un altro operaio – per non far fermare gli impianti. Se domani mattina ci dicessero ‘andate a pescare, vi diamo lo stipendio’ lo faremmo, ma fuori dell’Ilva non ci sono alternative. Il gip pensa che qui si fanno cioccolatini, ma qui si produce acciaio’. Uno dei manifestanti fa rilevare che ‘negli ultimi 7-8 anni lo stabilimento e’ migliorato tantissimo e vogliamo continuare a migliorarlo, ma se si bloccano gli impianti molti lavoratori da qui a qualche giorno potrebbero diventare potenziali rapinatori, scippatori, spacciatori perche’ dovranno garantire il pane ai propri figli’. E non importa se e’ il pane alla diossina. ‘Dobbiamo mantenere le nostre famiglie, non lo avete ancora capito?’.
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