Il Roma, quotidiano napoletano, nella sua edizione di oggi parla anche di emigrazione. Un fenomeno assai cresciuto negli ultimi tempi. In questo caso si tratta di emigrazione dal Sud Italia. Tra il 1951 e il 2008 la popolazione del Sud si è ridotta di quattro milioni e mezzo di persone. Nei primi anni Sessanta lasciavano il Meridione in 300mila l’anno. Alla fine degli anni Ottanta l’ondata migratoria sembrava esaurita e invece, tra il 1997 e il 2008, sono emigrati in 700mila.
“Nel solo 2008 il Sud ha perso oltre 122 mila residenti, trasferitisi nelle regioni del Centro Nord, a fronte di un rientro di 60mila persone: una perdita di popolazione tripla rispetto a quella degli anni Ottanta”. (Bianchi e Provenzano).
“La perdita di capitale umano è aggravata poi dal fenomeno del pendolarismo temporaneo di 173mila persone, quasi tutte altamente scolarizzate, che ogni anno emigrano senza cambiare residenza”.
Per quanto riguarda il saldo migratorio, spiega ancora il quotidiano napoletano, il 1975 rappresenta l’anno in cui la percentuale di migranti registra i livelli più bassi e si assiste al fenomeno dell'”emigrazione di ritorno”. Ma “a distanza di vent’ anni lo sviluppo del Meridione non raggiunge i livelli sperati e i meridionali ritornano ad emigrare”. Infatti, “dalla metà degli Novanta fino ad oggi il fenomeno migratorio ha assunto proporzioni paragonabili agli anni Sessanta se non superiori”.
Insomma, a guardare con attenzione i dati il futuro non giuoca certo a favore del Mezzogiorno. Secondo le previsioni il Mezzogiorno d’Italia perderà 5,3 milioni di abitanti tra il 2016 e il 2065, a fronte di un assai più modesto calo (1,9 milioni) nel Centro-Nord. Che significa questo? “Vuol dire – conclude il Roma – sette punti percentuali in meno nella quota di popolazione residente nel Sud, con valori che scenderebbero dall’attuale 34,4% al 29,2% del 2065″.
Continuare così non è più possibile. Il nostro Sud va valorizzato, ha tantissimo da offrire. A questo devono pensare politica e istituzioni. E devono farlo adesso.