Si stanno sgonfiando le due balle relative all’emendamento alla legge elettorale che permette ai residenti in Italia di candidarsi all’estero. La prima balla è quella dell’ “emendamento salva Verdini”.
La tesi era che Denis Verdini, impresentabile in Italia, si sarebbe candidato in Sud America per il MAIE. Prontamente dal Brasile, dove si trovava per una grande manifestazione di protesta davanti al Consolato di San Paolo, Ricardo Merlo mandava prima un tweet e subito dopo un comunicato per affermare che il MAIE presenterà esclusivamente candidati residenti all’estero.
La seconda balla è quella degli eletti all’estero del PD che hanno tentato di spiegare che il loro partito non c’entrava e tanto meno loro. Ma oggi Maurizio Lupi, intervistato dal Corriere della Sera, ha detto chiaro e forte che l’emendamento da lui presentato “è una proposta della maggioranza, non di un singolo partito“. E tanto basta per fare scivolare giù i deputati piddini dagli specchi sui quali tentavano di arrampicarsi nel tentativo di spiegare il classico “io non c’ero e se c’ero dormivo”.
Gli stessi deputati piddini che ora stanno minimizzando la portata dell’emendamento con argomenti come quello dell’On. Gianni Farina: “Tuttavia nel merito ritengo non sia una iattura per le nostre comunità italiane nel mondo…”. Ma come? Non sono le stesse persone che, quando il senatore Di Girolamo fu accusato di essere in realtà residente in Italia, urlarono di dolore come vitelli sgozzati con travasi di bile e rigurgiti morali? Per inciso va segnalato che alla fine non fu condannato per questa vicenda, ma patteggiò una pena per reati fiscali.
Sempre a proposito di PD e dintorni, mentre molti hanno ricamato sull’emendamento Lupi, si è parlato poco dell’emendamento Fiano che impedisce di candidarsi a chi ha ricoperto “cariche di governo o cariche politiche elettive a qualsiasi livello o incarichi nella magistratura o cariche nelle Forze armate in un paese della circoscrizione Estero”.
A questo proposito nei Palazzi circola una voce, che registriamo per dovere di cronaca. Si dice che i deputati eletti all’estero del PD fossero comprensibilmente infuriati anche col loro partito per l’emendamento Lupi, che – ricordiamo – lui stesso afferma trattarsi di “una proposta della maggioranza, non di un singolo partito”. A questo punto sarebbe partita una contrattazione e si sarebbe arrivati, come compensazione, all’emendamento Fiano. A favore di chi?
I romani, che erano saggi e se n’intendevano, in casi come questo si chiedevano “Cui prodest?”.
Intanto chi capisce qualcosa di italiani all’estero, per ovvi motivi non può non limitare al Sud America l’eventualità di candidati che abbiano ricoperto “cariche di governo o cariche politiche elettive a qualsiasi livello o incarichi nella magistratura o cariche nelle Forze armate”. E credo che dobbiamo focalizzare sul Brasile, dove c’è l’ unico eletto della ripartizione America Meridionale del PD, Fabio Porta, obiettivamente un buon deputato che lavora con passione ed impegno.
Poi c’è Renata Bueno eletta con la lista USEI che però non avrebbe intenzione di ricandidarla, che pare stesse organizzando una sua lista assieme ad un esponente di una potentissima e molto influente famiglia italo-brasiliana, Andrea Matarazzo. Sarebbe una concorrenza molto pericolosa per Porta, ma ecco spuntare la norma che elimina la Bueno, perchè è stata consigliere comunale di Curitiba nel 2008 e Matarazzo, che ha rivestito tutta una serie di cariche, compresa quella di ministro.
Voto estero, “salvata” Renata Bueno. Che però commenta, “è follia”
La Bueno si dispera, accusa a destra e a manca, minaccia, supplica. Alla fine i dieci anni della prima stesura vengono portati a cinque e lei si salva, Matarazzo no. Ma si dice che sarebbe in lista d’attesa un altro politico brasiliano di grido con la giusta anzianità di carica. Insomma l’emendamento Fiano “elimina Bueno” si trasforma in “salva Bueno”. E tutti vissero felici e contenti. Tutti meno il povero Porta cornuto e mazziato, cornuto per l’emendamento Lupi e mazziato per l’emendamento Fiano.
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