Vi ricordate l’annullamento del primo turno delle elezioni presidenziali in Romania perchè aveva vinto Calin Georgescu, un candidato sgradito al governo e – si è subito sostenuto – amico di Putin?
Georgescu ha annunciato che si ricandiderà alle elezioni (ma ad oggi la sua candidatura è stata rifiutata dal comitato elettorale per motivi ufficialmente ancora sconosciuti); si è rivolto alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo per ottenere il ripristino del risultato elettorale, ma il suo ricorso è stato respinto. Creando giurisprudenza, perché il caso non si era mai posto, la Corte ha stabilito che gli obblighi imposti agli Stati contraenti “a tenere libere elezioni in condizioni che garantiscano la libera espressione dell’opinione del popolo nella scelta del corpo legislativo”, non si applica all’elezione di un Capo di Stato perché tale elezione non è, appunto, di un “corpo legislativo”.
Mi pare che a confronto Ponzio Pilato fosse un dilettante.
Visto poi che Georgescu aveva sostenuto che il turno elettorale era stato annullato per interferenze politiche, la questione è stata dichiarata “manifestamente infondata” perché presa dalla Corte Costituzionale romena, dimenticando di ricordare che è composta solo da persone nominate direttamente dai presidenti di Camera e Senato (i cui partiti avevano perso anche le elezioni di novembre, oltre che le presidenziali) e quindi di fatto è un consesso tutto “politico” che si è infatti affrettato ad aiutare chi l’aveva eletto.
Morale: ma questi giudici di Strasburgo non sono loro stessi soggetti a condizionamenti politici?
Si parla comunque molto poco delle dimostrazioni e proteste in atto in Romania forse perché scomode per Bruxelles, come delle quotidiane polemiche su veri o presunti tentativi di “golpe”, mentre Georgescu è stato arrestato (e successivamente rilasciato) imputato di azioni contro l’ordine costituzionale, il mancato rispetto del regime della detenzione di armi e munizioni, incitamento all’odio pubblico, costituzione di organizzazioni fasciste, razziste, xenofobe e antisemite, nonché falsificazione della dichiarazione sui finanziamenti elettorali.
Accuse e non processi o condanne, ma un buon sistema per non lasciarlo candidare.
Intanto i sondaggi lo danno ulteriormente in ascesa nell’opinione pubblica e dal 23% di novembre sarebbe salito al 37-38% e – secondo altre fonti – addirittura al 44%.
Escluderlo dal voto sarebbe comunque uno sbaglio e una prepotenza, anche perché – se dietro di lui ci fosse veramente Putin – chi c’è dietro al corrotto “sistema” rumeno, magari i fondi di Soros?
Facile prevedere che le prossime settimane in Romania saranno di estrema tensione.