Se in queste ultime "pagine" dell’anno 2011 mi è consentita una riflessione, beh, purtroppo non è affatto incoraggiante, né positiva. La mia lucida analisi è questa: l’enorme responsabilità della nostra fallimentare politica (locale, nazionale e mondiale) non riguarda solo il lato economico, che ha una importanza di primo piano, ma anche e soprattutto lo stato d’animo della popolazione (locale, nazionale e mondiale). Si stanno sottovalutando le conseguenze che trascineranno tutta la popolazione per un tempo molto lungo. Una cappa di pessimismo e di mancanza di valori sta devastando la società, il mondo dei giovani, il mondo del lavoro, il ruolo dei genitori e della scuola, i nuclei familiari, i neosposi. Senza un risveglio spirituale e morale, lasceremo nei libri di storia, di sociologia e di psicologia, un periodo storico segnato da una diffusa crisi d’identità, in tutti i settori, in tutte le direzioni.
La politica intesa come missione e come gestione della cosa pubblica (e per cosa pubblica non dimentichiamo che c’è anche la vita di ognuno di noi) ha fallito in tutto il mondo; questa è la mia opinione e ne sono convinto. L’etica comportamentale in caduta libera ci ha portato per legittima difesa ad ingannare il prossimo, i concorrenti, gli amici. Lo Stato è il primo a trasmettere cattivi esempi, anziché agire come il buon padre di famiglia. Se i governi gettano dalla finestra il nostro denaro faticosamente prodotto, poi avranno come risposta l’evasione fiscale. Se violentiamo il territorio avremo in cambio catastrofi ambientali. Se non rispettiamo l’ambiente avremo in aumento i casi di cancro. Se eleggiamo amministratori incapaci, avremo bilanci in passivo e città non organizzate. Se non diamo priorità al ruolo della scuola e della famiglia, avremo giovani senza cultura e senza valori. Insomma, quel che intendo dire è che i mezzi di comunicazione non dovrebbero reggersi solo sul PIL. La concezione che ho io del mondo e della vita è che il PIL viene dopo la felicità. Buon Natale.
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