Se l’è portato via il tumore, contro cui ha combattuto in silenzio con coraggio e dignità, senza arrendersi. Giorgio Faletti ha lottato fino all’ultimo respiro, ma poi la malattia ha avuto la meglio. Se ne va un grande personaggio dello spettacolo e della cultura italiana, un artista eclettico, un uomo che ha saputo raggiungere il successo e la popolarità grazie al suo talento versatile e alla sua umanità.
Comico, scrittore, cantautore, attore, persino pittore: Giorgio Faletti era dotato di una straordinaria intelligenza e di una grande sensibilità. Chissà se immaginava che, dopo la laurea in legge, nella vita tutto avrebbe fatto meno che l’avvocato.
E’ morto in ospedale a Torino, Faletti, all’età di 63 anni. Troppo presto, anche per tutto quello che aveva ancora da dare ai suoi lettori ed estimatori. Lunedì sarà aperta la camera ardente e martedì 8 luglio alle 15 si terranno i funerali nella Collegiata di San Secondo ad Asti.
Il successo a livello internazionale arriva quando decide di scrivere il suo primo libro, “Io Uccido”, a cui ne seguiranno altri. Libri che sono stati tradotti in 25 lingue e pubblicati con successo crescente, oltre che nel Vecchio Continente, anche in America Latina, in Cina, in Giappone, in Russia e dal 2007 pure negli Stati Uniti e nei paesi di lingua anglosassone.
Quando penso a Faletti penso proprio allo scrittore: a colui che ha saputo regalarci parole e immagini e storie indimenticabili. “Io uccido” è un libro che ho letto e gustato in ogni pagina, e mentre leggevo era come se vedessi un film. Personaggi, paesaggi, ambienti diventavano per me reali: una scrittura scenografica, quella di Faletti, capace di fare entrare il lettore dentro la storia, una storia che sembrava svilupparsi davanti ai propri occhi in una realtà tridimensionale.
Per me Faletti vuol dire anche “Minchia, signor tenente”, una canzone indimenticabile, che ho ascoltato decine, forse centinaia di volte. Sento ancora sulla pelle il brivido della prima volta, la sorpresa di quel testo e di quella recitazione che hanno emozionato e commosso la platea sanremese.
E’ strano, sono sempre i migliori che se ne vanno prima del tempo. E più ci si chiede perché, più la mente si accartoccia su se stessa senza riuscire a trovare risposte. Addio Giorgio, ci mancherai.
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