Francesco Storace, segretario politico de La Destra (nome che suscita ancora diffidenza in Italia) è intervenuto una volta di più a difendere il giudizio sul Fascismo e il suo Duce, sostenendo che non sia stato "il male assoluto". Se non possono essere sufficienti due parole a definire Mussolini, che nel bene e nel male ha marcato tanta parte della nostra storia nel secolo scorso, neppure può essere sufficiente una pagina.
La figura del capo del Fascismo e il suo operato è da tempo affidata alla valutazione degli storici, e Renzo De Felice, con la sua monumentale biografia di Mussolini, ha fornito il migliore strumento per farlo conoscere a chi, per ragioni anagrafiche (e questo vale ormai per la quasi totalità degli italiani), non ne ha potuto avere diretta esperienza.
Chi afferma che il Fascismo sia stato il male assoluto opera certamente una erronea semplificazione, perchè misconosce le tante cose positive realizzate dal governo di Mussolini durante il ventennio. L’istruzione pubblica, con nuove scuole e università, la lotta all’analfabetismo, l’assistenza alla maternità e all’infanzia, le riforme agrarie, le bonifiche, gli acquedotti, le strade, le ferrovie, lo sviluppo dell’aeronautica, le grandi realizzazioni urbanistiche e dell’edilizia, le case popolari, la previdenza sociale, la spinta all’industrializzazione, lo sviluppo del cinema con la creazione di Cinecittà, gli impianti sportivi e il sostegno allo sport. Chi voglia documentarsi sul ventennio, non può non prendere in considerazione tutto questo.
Ma il Fascismo fu una dittatura, ed occorre ricordare due responsabilità fondamentali e imperdonabili che condannano Mussolini: la sciagurata promulgazione delle leggi razziali e l’entrata in guerra al lato della Germania di Hitler. Ipotizzare degli eventi è sempre difficile e ancor più arduo è immaginarne le conseguenze. Ma se l’Italia avesse assunto una posizione neutrale come quella della Spagna di Francisco Franco, Mussolini invece che assassinato probabilmente sarebbe morto nel suo letto e la storia del nostro Paese sarebbe stata diversa e sicuramente migliore, perchè si sarebbero evitati i lutti e le distruzioni della guerra mondiale e la successiva guerra civile.
Chi scrive ha avuto l’occasione di lavorare in Spagna negli anni finali del Franchismo. Anche se, grazie alla prudenza del suo governante, aveva evitato la sciagura della guerra mondiale, era un paese economicamente più arretrato del nostro, perchè l’Italia, uscita dalla guerra, aveva realizzato la sua ricostruzione e, grazie alla capacità dei nostri imprenditori e all’operosità delle maestranze, e dandone merito ai governi della Democrazia Cristiana, aveva avuto un grande boom economico. Ma occorre considerare che la Spagna era più arretrata di noi già da prima dell’avvento del Franchismo, che in ogni caso al suo tramonto era lungi dall’essere una dittatura opprimente. In quegli anni infatti, circolavano in Spagna tutte le tendenze, esisteva un alto grado di libertà e si avvertiva chiaramente che il passo per instaurare la democrazia sarebbe stato molto breve. E i fatti dimostrarono che quel passo fu immediato ed indolore, alla morte del Generalissimo nel 1975 (dopo di che ci sembra che la Spagna abbia avuto un’evoluzione migliore della nostra).
Nonostante che con il trascorrere degli anni possa risultare anacronistico riferirsi al passato per giudicare il presente, appare sensato ipotizzare che, se si fosse astenuta dalla guerra, un’analoga transizione pacifica sarebbe stata possibile anche in Italia, al più tardi in quegli stessi anni in cui la Spagna lasciava indietro il suo doloroso e ormai lontano passato e cambiava pagina nella sua storia, anche perchè Mussolini era di dieci anni più anziano di Franco. Sul cancello del campo di concentramento di Auschwitz si legge una scritta ammonitrice "chi non conosce la Storia è destinato a riviverla". Sarebbe bene che tutti la tenessero in conto, nei confronti dei totalitarismi di ogni colore e dei fanatismi di ogni credo politico o religioso.
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