Non ci interessa il nome della truffatrice (perché tale è), ma il fatto che un “agguerrito giudice” per le indagini preliminari a palazzo di giustizia di Vicenza, pizzicata a partecipare ad una regata oceanica durante un lunghissimo periodo di malattia (45 giorni di malattia seguita da un’aspettativa di sei mesi concessa dal Csm), sia stata condannata dalla Corte dei Conti ad un risarcimento di 6.714 euro, di cui 5.755 di stipendio indebito e solo 959 euro per disservizio al sistema-giustizia, ci lascia letteralmente sgomenti ed inorriditi.
Il fatto che in quel periodo di assenza, i colleghi abbiano manifestato al Csm il proprio disagio per il comportamento della "giudice-skipper", considerando le condizioni dei carichi di lavoro al tribunale di Vicenza, ha, assurdamente, una valenza di secondo piano, in quanto la prima e fondamentale caratteristica che un magistrato deve dimostrare di avere – in tutto il territorio nazionale – è la purezza d’intenti e l’onestà intellettuale.
Chi esercita un potere giudiziario sulla testa di altri cittadini, potendoli colpire con il carcere o con spese pecuniarie, deve mantenere nel corso della propria vita ufficiale e privata una illibatezza di opere e pensieri. La Corte dei Conti assieme al Consiglio Superiore della Magistratura, in questo caso hanno dato luogo ed alimentato commenti riguardanti le differenziazioni di valutazione tra cittadini “normali” e quelli facenti parte della ormai definita Casta della Magistratura. Questi Organi diranno sicuramente che hanno agito secondo quanto previsto dalla legge, ma domandiamo a questi super giudici: cosa essi credono che penseranno i cittadini bugiardi o lestofanti o truffaldini, quando saranno sottoposti al giudizio di questa magistrato che ha regolarizzato la propria colpa con un migliaio di euro per aver ripetutamente truffato lo Stato che essa stessa dovrebbe tutelare? Questi giudici dei giudici, cosa credono che pensino i normali cittadini che non si “danno” malati – anche avendone bisogno -, perché hanno paura di perdere il posto? Indubbiamente questa signora se fosse stata colta in fallo in un’azienda privata, sicuramente sarebbe stata cacciata via immediatamente; perché presso la Magistratura italiana se la cava con una misera ammenda? Qui, fondamentalmente, quella giudice è venuta meno platealmente al contratto-giuramento che aveva con lo Stato e questo ha il diritto-dovere di salvaguardare l’onore di tutti i restanti magistrati che lavorano seriamente, altrimenti quando il popolo sovrano dirà “generalizzando” che i magistrati rubano lo stipendio, non avrà scusanti per controbattere l’ignobile accusa! Con quale coraggio, domando alla navigatrice degli oceani, tornerà a domandare ad un imputato: giuri di dire tutta la verità, nient’altro che la verità? Questo il CSM se lo è chiesto?
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