Se fosse possibile accostare un personaggio protagonista del recente passato ma di tutt’altra cultura, letteraria e politica, a un ruspante rappresentante dell’attuale società incolta e imbarbarita, sceglieremmo di accomunare i due in quell’epiteto reso famoso da un film di successo. Il Divo.
Ci riferiamo ad Andreotti e Salvini, entrambi diavoli senza acqua santa. Pur con le dovute differenze, uniti dalla capacità straordinaria di interpretare il mondo e di gestire la storia piccola e grande del loro tempo.
Cosa è cambiato di sostanziale nella nostra società? Proviamo una breve analisi, parziale e soggettiva quanto si vuole.
Oggi è scomparsa la classe media, con i suoi valori fondanti, con la sua vita sobria e silenziosa, con la sua fede nel progredire della civiltà. Oggi il nostro Paese, e non solo il nostro, è rappresentato, anzi dominato, da una realtà chiassosa e volgare, da un popolo egoista e becero che prolifera sui social e arricchisce più o meno inconsapevolmente nuove figure “professionali” figlie del pensiero vuoto, blogger e veline, calciatori e tronisti, giornalisti gossipari e conduttori di format televisivi gridati e scomposti.
In questo contesto, il popolo sgomita per un posto al sole corrispondente: visibilità significa apparenza e successo significa ricchezza e potere. Chi ha visibilità e cavalca l’onda è il Divo del momento. La realtà è quella che si vede. I rappresentanti del popolo più scaltri hanno saputo cogliere l’attimo e la politica si è scoperta social.
Il Divo Salvini, protagonista assoluto delle nuove tendenze, non spreca il suo tempo nel lavoro coscienzioso all’interno del suo ministero, ma si offre alla folla acclamante e adorante dovunque ci sia uno spettacolo ripreso dai media o dai suoi supporter. Le parole sarebbero inutili, in tanta visibilità, ma lui non lesina di usare il linguaggio più appropriato, gli slogan del momento, conditi di stoccate a destra e a sinistra, perfino ai suoi alleati, convinto di essere l’unico Divo degno di tale riconoscimento.
Avrà la nomination agli Oscar, il nostro migliore attore? Speriamo che si accontenti di Hollywood, non ci auguriamo certo un suo comizio dal balcone di Piazza Venezia. Dio non voglia il ripetersi di patetiche adunate che i documentari in bianco e nero trasmettono con puntuale solerzia nel nobile intento di mantenere e rinnovare la memoria di tempi e di uomini impazziti.