“Il bilancio deve essere equilibrato, il tesoro ripianato, il debito pubblico ridotto, l’arroganza della burocrazia moderata e controllata, e l’assistenza alle nazioni estere tagliata, per far sì che Roma non vada in bancarotta” (Cicerone)
“L’unica parte della cosiddetta ricchezza nazionale che entra realmente in possesso della collettività dei paesi moderni è il debito pubblico”
(Karl Marx)
“Beati siano i giovani perché erediteranno il debito nazionale” (Herbert Clark Hoover, 31º Presidente degli Stati Uniti d’America)
“Il debito pubblico può tirarci giù come una piovra gigantesca. La gente andrà a dormire nei cimiteri. E nel frattempo, in cima a tutto il marciume c’è una crosta di ricconi (…) I ricchi sono sempre lì. Trovano sempre il modo per mungere il sistema” (Charles Bukowski)
“I debiti sono la schiavitù degli uomini liberi” (Publilio Siro, drammaturgo romano)
LA SINTESI DI PIERLUIGI MAGNASCHI
Magnaschi, direttore di “Italia oggi” e maestro di giornalismo, era ospite stamattina di “Coffee break” su La 7. Ha proposto una sintesi meravigliosa del debito pubblico italiano: se i biglietti da cento euro si mettessero uno accanto all’altro, coprirebbero (non ricordo quante volte) la distanza dalla terra alla luna.
ITALIA ISOLATA IN EUROPA
Magnaschi ha anche ricordato che dei diciannove Paesi europei aderenti all’euro, diciotto ci hanno invitato a non giocare con i numeri e a rimettere a posto i conti…
DI CHI È LA COLPA?
Alla radice della nostra situazione finanziaria ci sono anche gli spaventosi interessi da pagare sul debito. Se quegli interessi sparissero, non avremmo problemi. Ma non spariscono, ovviamente. Di più: dalla metà degli anni novanta non riusciamo più a crescere. Zero sviluppo. Di chi è la colpa? Impossibile negare che la responsabilità va attribuita a tutti i governi che si sono succeduti negli ultimi vent’anni. Tormentare, contestare di continuo il governo gialloverde al potere da sei mesi non ha senso. Il problema che Salvini e Di Maio debbono affrontare é immane. Perciò la gente – che non è stupida – continua a dar loro un evidente sostegno.
ESISTE UN RIMEDIO?
Da queste analisi, tra chiasso e polemiche, si torna puntualmente alle solite domande: abbiamo fatto bene a entrare in Europa? Abbiamo aderito con troppa superficialità all’euro? Sarebbe meglio uscire dalla “schiavitù” europea? Non so rispondere. Conosco i miei limiti, non ho un’adeguata esperienza e sufficiente cultura per addentrarmi in questo tunnel. E che si tratti di un tunnel è dimostrato dalle estenuanti sfide (e dalle contraddizioni) non solo tra politici animosi, ma anche tra gli economisti, i cosiddetti soloni che imperversano nei talk televisivi.
PERÒ QUALCHE OPINIONE CE L’HO
Economia a parte (che comunque è legata a ogni questione, nel bene o nel male), qualcosa però credo di saperla. Ho tre convinzioni. La prima: non ci sarà una vera ripresa in Italia se non riusciremo a recuperare la credibilità dello Stato, in particolare della giustizia. La seconda: indispensabile restituire valore al merito e ridimensionare nepotismi, raccomandazioni e abusi a favore di imbecilli e corrotti. La terza: passano i decenni e nessun governo capisce che la nostra identità (unica nel mondo) dovrebbe essere assistita da una ricetta semplice e virtuosa: proposta di arte, cultura, turismo.