Si e’ svolto oggi a piazzale Clodio un vertice tra inquirenti e investigatori per fare il punto sulle indagini relative alla morte di Luca Ventre, 35 anni, avvenuta il primo gennaio scorso, dopo avere scavalcato il cancello, all’interno della ambasciata italiana a Montevideo, in Uruguay.
Il procedimento, in cui si ipotizza il reato di omicidio preterintenzionale a carico di ignoti, e’ coordinato dal pm Sergio Colaiocco, che ha affidato ai carabinieri del Ros una delega per svolgere alcuni accertamenti.
Al centro dell’incontro di oggi anche una serie di documenti trasmessi dall’ambasciata italiana nelle scorse ore. Chi indaga sta valutando, in primo luogo, la possibilita’ di far rientrare in Italia la salma del giovane in modo da potere affidare incarico al medico legale per effettuare l’autopsia.
Il fratello di Luca Ventre, nei giorni scorsi, a diversi organi di stampa ha spiegato che il suo congiunto è stato ucciso. I maggiori sospetti – per la famiglia – si devono rivolgere verso un agente uruguaiano che ha immobilizzato a terra Luca per diversi minuti dopo che questo era entrato nell’ambasciata.
Al vaglio degli inquirenti della Procura di Roma potrebbero poi finire i video delle diverse telecamere a circuito chiuso che hanno in qualche modo circostanziato la vicenda. Padre di una bimba di 8 mesi Luca Ventre si era trasferito a Montevideo otto anni fa. Arrivato in Uruguay Luca apre prima un bar, poi una pizzeria e collabora con la Camera di commercio della città nel settore dell’import-export di alimentari, in particolare della cioccolata.