La canzoncina per le elezioni del 2008 recitava: "Meno Male che Silvio c’è!" e oggi anche se tutto ci indica il contrario mi viene da confermare che, sicuramente, Silvio c’è. Dall’8 maggio 2008 al 16 novembre 2011 si è parlato solo e soltanto del Cavaliere. L’operato politico, il prodigio dell’Aquila, il chiacchiericcio mediatico sulla sua vita privata e poi il conflitto d’interesse, i processi, la riforma della scuola, il tema caldo della giustizia, le relazioni internazionali, la pace in Libia. Si è parlato come del resto negli ultimi 20 anni dell’uomo più controverso, amato ed odiato in modo eguale allo stesso tempo. Tuttavia a colpi di spread e minacce internazionali sulla credibilità del Paese, l’Onorevole Berlusconi è uscito di scena e tutti i giornali hanno cominciato a parlare di fine di un ciclo, exit strategy. Poi iniziando a seguire le mosse dell’ex Premier mi sono reso conto che quella intavolata è una abilissima entry strategy, ovvero una tecnica per rifarsi una "verginità politica", dimostrare che il differenziale tra bund tedeschi e titoli Italiani non fosse dipeso dal Governo ma da un mercato squilibrato e soprattutto, dare prova all’Italia di cosa significhi essere cotti a fuoco lento e cosa comporti portare sulle spalle l’onere di Governare un Paese serrato su ataviche ed irremovibili convinzioni che precludono ogni tipo di riforma e di progresso socio-economico.
Ora che non c’è più Silvio al Governo non è più tabù parlare di riforma della giustizia, non è più diabolico parlare di ingerenze politiche nella Magistratura non c’è più il no ad oltranza del Pd sulle pensioni. Non c’è più quell’olezzo di "provvedimento ad personam" se si parla di modificare le regole per le successioni, oppure se si tratta di moratorie o scudi fiscali. Il Biscione torna alle origini. Riprende il ruolo di Presidente del Milan e sta rinvigorendo la squadra calcistica. Torna a guidare la Fininvest, ora è nuovamente imprenditore. Adesso è di nuovo quell’uomo libero e sferzante nel parlare, capace di innovare ed agire. Torna al ’94 per rilanciare la propria figura, ancora una volta, simbolo della rivoluzione liberale.
Adesso c’è internet e il dott. Berlusconi sa che è il momento di recuperare il gap sulle nuove tecnologie snobbate dalla vecchia e tradizionale classe dirigente di Destra. Il "partito di plastica" come da molti è stato definito ha raccolto nel momento di massima crisi di fiducia 1.180.000 tessere. Tra congressi locali e nazionali e una nuova campagna pubblicitaria ci si sta preparando alle Politiche del 2013 tentando di mantenere l’asse saldo con la Lega Nord ed essere pronti ad un eventuale sgretolamento del PDL. Se il partito non dovesse reggere si costituiranno in forma autonoma la corrente degli ex Forza Italia, ex An ed i cattolici già pronti con i Cristiano Riformisti di Antonio Mazzocchi. Insomma il futuro è incerto e la battaglia promette scintille ma una cosa è certa, Silvio seguirà il consiglio che un po’ di tempo addietro gli diede il suo amico Bossi: "Mai mulà tegn dur!" (Non mollare, tieni duro!).
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