Mentre tutti i giovani laureati d’Italia sono ancora scandalizzati dal grottesco annuncio di lavoro per ingegneri civili pubblicato qualche settimana fa dall’azienda piemontese Gruppo Dimensione – dove si ricercava per l’appunto un ingegnere civile laureato a pieni voti, con conoscenza di inglese e tedesco, per uno stipendio di 600 euro mensili – in molti hanno iniziato a domandarsi se studiare ingegneria, al giorno d’oggi, sia ancora una mossa giusta per la propria carriera lavorativa.
A prescindere dall’anomalia dell’annuncio di lavoro che ha scosso molti giovani italiani – il quale, a detta dell’azienda, si riferiva ad uno stage semestrale, pur non nominandolo – la domanda sorge infatti spontanea: la laurea in ingegneria rappresenta ancora oggi un veloce lasciapassare per i processi di selezione del personale?
«Senza ombra di dubbio quella degli ingegneri è una delle categorie professionali che ha resistito in modo migliore alla crisi economica degli ultimi anni» ha spiegato Carola Adami, fondatrice nonché CEO della società di ricerca e selezione del personale Adami & Associati, aggiungendo che «i laureati in ingegneria sono per loro stessa natura i più attrezzati per affrontare le sfide dell’attuale mercato del lavoro, e per questo motivo hanno un accesso privilegiato al primo impiego».
Stando ai dati di Almalaurea, gli ingegneri che possono vantare un’occupazione concreta – e quindi non uno tirocinio, né un periodo di praticantato – a dodici mesi dalla laurea sono il 67,6% del totale, un dato in linea con quello delle altre classi formative.
A premiare gli ingegneri è però il dato relativo alla situazione occupazionale dopo cinque anni dalla loro laurea: in questo caso ben il 96,2% risulta stabilmente occupato, di contro all’84% del totale dei laureati specialistici in Italia. E se dunque questa scelta accademica risulta premiante sotto il punto di vista della ricerca e della selezione del personale, lo è anche per quanto riguarda il salario, il quale ad un lustro dal conseguimento del titolo si attesta in media sui 1.705 euro al mese, rappresentando così uno stipendio concretamente più alto di quello conseguito mediamente dagli altri laureati.
Soffermandosi su questi dati superficiali, dunque, la situazione dei laureati e dei laureandi in ingegneria sembrerebbe piuttosto rosea. Non è però esattamente così: «la fortuna degli ingegneri nell’entrata nel mercato del lavoro varia moltissimo in base alla specializzazione scelta» ha commentato Carola Adami, la quale ha sottolineato come «gli ingegneri della sicurezza in campo meccanico, gestionale, informatico ed elettrico non hanno per esempio problemi occupazionali, in quanto le aziende sono continuamente alla ricerca di queste figure». Diverso invece il discorso per gli ingegneri modellisti fisico-matematici, i quali «non possono vantare un titolo valido per l’accesso all’esame di Stato per l’abilitazione professionale, il che si ripercuote fortemente sulle loro possibilità di carriera».
Le statistiche di Almalaurea non possono che confermare le difficoltà di questa precisa classe di laurea, la quale a 5 anni dal conseguimento del titolo riconosce un’occupazione pari al solo 53,3%. Per avere un agevole accesso nel mercato del lavoro, dunque, non basta una laurea in ingegneria: serve anche imboccare la specializzazione giusta. Scegliendo di specializzarsi in uno dei settori più richiesti, però, le aspettative per gli ingegneri in erba non possono che essere ottimistiche: a differenza della media dei laureati in Italia, è da sottolineare infatti che il 71,2% dei laureati in ingegneria può vantare un contratto a tempo indeterminato già entro i primi 5 anni dal conseguimento del titolo.
Non sempre, va detto, i laureati in ingegneria trovano però la propria strada in madrepatria. La fuga dei cervelli interessa circa il 5% degli ingegneri italiani, attratti all’estero non tanto dalle maggiori o prestigiose opportunità di lavoro, quanto dalle differenti possibilità di guadagno. Se infatti, come detto, a 5 anni dalla laurea un ingegnere in Italia riceve in media circa 1.700 euro, in Europa i colleghi pari grado superano abbondantemente i 2.500.
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