Volete la flat tax (Lega)? 70 per cento di Sì al Nord. Volete cancellare la legge Fornero e andare in pensione prima (Lega)? 100 per cento di Sì al Nord e al Sud. Volete uno stipendio senza lavorare (M5stelle)? 70 per cento di Sì al Sud. Volete uscire dall’euro e dall’Europa )? 70 per cento di Sì al Nord e al Sud. Volete rispedire in Africa tutti i neri che circolano in Italia (Lega)? 100 per cento di Sì al Nord e al Sud.
Queste sono in pratica le domande che i sondaggisti pongono da mesi ai cittadini elettori e che ovviamente hanno premiato le forze politiche che ne hanno fatto i loro cavalli di battaglia. Cavalli che galoppano felici nelle praterie celesti più alte e irraggiungibili. Senza che Di Maio e Salvini siano stati mai chiamati Bulli.
Perché il Bullo della politica, quello che fa promesse e regala sogni irrealizzabili, per tutti i media, coalizzati nella distruzione delle proposte governative, è uno solo, abita a Rignano Fiorentino e si chiama Matteo Renzi.
E così, anche oggi, a un passo da una pericolosa congiuntura economica e in una debolezza strutturale persistente, i soliti sondaggisti, peraltro credibili se consideriamo che le decisioni in democrazia dipendono dalla quantità e non dalla qualità degli elettori, ci propinano ancora dati che confortano le speranze dei più, con il successo dei populisti e il crollo dei riformisti.
Ci viene da pensare per contrappasso al severo e solitario Quintino Sella e ai suoi provvedimenti, anche molto impopolari, con cui è riuscito a raggiungere il primo pareggio di bilancio della nostra Storia. Non era democrazia quella, il ministro non ha consultato il popolo ed è ricordato per la durezza del suo operato e l’iniquità della sua “tassa sul macinato”.
Morale della favola: ogni eccesso fa male alla salute del corpo. E quando si tratta di “corpo elettorale” bisognerebbe che i politici la smettessero di solleticare gli egoismi individuali e di proporre grandi abbuffate. Chi ha in mano le sorti del Paese ha il dovere di essere consapevole e responsabile. Il benessere del popolo deve essere direttamente proporzionale alla crescita del Paese, non solo economica, ma soprattutto culturale. Se vogliamo raggiungere gli standard dei Paesi più progrediti.