L’ultimo sondaggio Emg presentato ieri al Tg di La7 parla chiaro: il Pd resta il primo partito d’Italia, per quanto riguarda le intenzioni di voto, ma perde oltre un punto e mezzo (si attesta al 27%), dopo il caso Lusi che non e’ piaciuto affatto alla base democratica. Il PdL e la Lega crescono rispettivamente di uno 0,7 e di 0,5, (PdL al 23,5% e Lega al 10,4%) mostrando comunque di essere lontani dai tempi in cui hanno costituito insieme una maggioranza schiacciante. Cresce ancora il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, arrivato quasi al 6 per cento.
Interessante osservare l’intenzione di voto per cio’ che riguarda ipotetiche coalizioni. PdL, Pd, Psi e Terzo Polo, tutti insieme (e’ la maggioranza che sostiene Monti, la "grande coalizione") prenderebbero il 52,3%. Questa alleanza porterebbe Monti a Palazzo Chigi anche nel 2013. Ma una coalizione del genere è possibile? E soprattutto, Monti ha intenzione di candidarsi alle prossime politiche? Lui, il Professore, continua a dire di no. Proprio per questo, ha affermato più volte, il suo governo puo’ permettersi di "fare l’antipatico", perchè non è alla ricerca di consenso politico. Ma la politica, si sa, è l’arte del possibile. Monti candidato premier per il centrodestra? "Inutile parlarne ora", dice Franco Frattini, PdL, ex ministro degli Esteri. Sottinteso: non chiudiamo la porta al professore, ma se ne parla più avanti.
Eppure, la base del centrodestra è contro Monti. Non solo quella del PdL. Anche la Destra di Francesco Storace è contro il governo delle banche. Nel Pd si vive un po’ la stessa cosa: il partito di Bersani sostiene Monti alla luce del sole, ma i suoi elettori non sono così convinti. E chi sta a sinistra-sinistra ne approfitta: Vendola schiaccia il Pd a Genova, con il suo candidato indipendente, e forse nel capoluogo ligure si ripeterà ciò che è successo a Milano col candidato arancione Pisapia. Anche i comunisti – quelli che sono ancora politicamente vivi e che si ostinano a volersi chiamare cosi -, come Diliberto e Ferrero, sono contro Super Mario e questo governo tecnico. Insomma, la situazione non è semplice. E poi c’è la Lega: Maroni ha messo un punto finale alla querelle con il partito di Alfano. "Noi andiamo da soli, se Alfano vuole continuare a sostenere Monti peggio per lui". Un’alleanza durata anni, ma che si è rotta. Forse per sempre.
"Non vinceranno mai", dicono esponenti del PdL, "tanto meno in Lombardia". Eppure il "divide et impera" è fattore negativo per il popolo, già storicamente sperimentato nell’antica Roma. Per fortuna, oggi l’imperatore avrebbe alla fine la faccia di Monti e la cosa ci fa meno paura. Ma le alleanze sono sempre più auspicabili delle divisioni.
Dalle amministrative potrà arrivare qualche segnale più chiaro. Ma se i partiti continueranno a farsi la guerra tra loro, nulla di buono potrà accadere.
L’analisi della situazione politica attuale rivela prima di tutto una debolezza di fondo: il governo dei professori non sarà amato, ma cammina spedito e soprattutto coeso verso i suoi obiettivi (cosa che sarebbe riuscita al governo precedente se non ci fosse stata la grande divisione interna al PdL), e questo significa che il Paese risulta governabile grazie all’uscita dalle stanze dei bottoni di alleanze litigiose e portatrici di istanze corporative inconciliabili. Il vizio italico e non solo, di sparare contro il governo, qualunque governo, provoca instabilità e recessione, la Grecia insegni. Siamo entrati in Europa per progredire e avvicinarci a modelli politici costituzionalmente più evoluti e a modelli civili più rispettosi delle regole comuni; si impari la lezione e si cerchi di cambiare senza complessi e senza verità artefatte; la Germania è stata sempre la locomotiva europea, in guerra come in pace; il nostro orgoglio nazionale deve pur riconoscerlo, o ci ritroveremo come ai tempi del fascismo autarchico, con le ossa rotte.
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