Sono gia’ 250.000 le persone che hanno preso parte al simbolico referendum organizzato ad Hong Kong, da oggi per nove giorni, per chiedere a Pechino elezioni realmente democratiche. L’iniziativa, ideata da Occupy Central e dell’Universita’ di Hong Kong per testare l’appoggio della popolazione in vista delle elezione del capo dell’esecutivo nel 2017, e’ stata ovviamente bollata da un portavoce del governo di Hong Kong come priva di qualsiasi valore legale.
Il voto, che si tiene sia online sia in 15 seggi elettorali, era previsto inizialmente solo fino a domenica ma, dopo pesanti e sostenuti attacchi cibernetici contro i server predisposti per il voto, e’ stato deciso di dare tempo fino al 29 giugno. Il nodo centrale della crescente tensione fra Pechino e Hong Kong riguarda al momento chi potra’ candidarsi alle elezioni: da quando Hong Kong e’ tornata sotto sovranita’ cinese nel 1997, infatti, un gruppo di 1200 persone, scelte da Pechino, e’ incaricato di votare il Capo dell’Esecutivo.
Dal 2017, quando dovrebbe essere introdotto il suffragio universale, i 1200 saranno incaricati di scegliere le persone autorizzate a candidarsi, all’interno di una ristretta rosa di nomi ben visti da Pechino. Determinati a protestare contro queste limitazioni all’esercizio democratico promesso agli oltre sette milioni di abitanti di Hong Kong, ecco che gli organizzatori del referendum vogliono mostrare tramite l’esercizio di questi giorni qual e’ la vera volonta’ popolare.
Gli ‘elettori’ si troveranno di fronte a tre proposte che prevedono comunque la possibilita’ per i cittadini di votare direttamente il capo dell’esecutivo. Malgrado si tratti di un test dal valore solo simbolico, tanto la Cina che i giornali e le organizzazioni di Hong Kong fedeli hanno accolto l’iniziativa con grande durezza.
Nei giorni scorsi Pechino ha anche pubblicato un libro bianco nel quale si afferma che l’autonomia di cui Hong Kong gode (dopo gli accordi bilaterali conclusi fra Pechino e Londra al momento del ritorno di Hong Kong sotto la sovranita’ cinese) e’ a discrezione di Pechino. Ma l’intransigenza cinese sembra aver avuto per ora l’unico effetto di aumentare la voglia di chi vive a Hong Kong di esprimere la propria volonta’ e nella prima ora di votazione sono stati 35.000 quelli che hanno deposto il loro voto, superando le aspettative di affluenza degli organizzatori.
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