Halloween è alle porte. La testa mozzata di Beatrice Cenci per le antiche strade della capitale. Mistero, magia e brividi con il fantasma della nobildonna nel cuore del ghetto di Roma.
Secondo le leggende popolari, il fantasma della nobildonna romana vaga ancora per le strade della città dove è vissuta e dove si è consumata la sua tragedia. La giovane donna fu condannata alla decapitazione alla tenera età di 22 anni. Da allora il suo spirito aleggia sul ponte di Castel Sant’Angelo, dove avvenne la macabra esecuzione e poi per le strade del ghetto, perfino davanti ai portoni più antichi.
La dama si presenta vestita elegantemente, con un abito sontuoso e con la testa in mano. La storia della Cenci risale al Cinquecento. La nobildonna romana nacque nel 1577, da Francesco Cenci, un uomo molto ricco e potente, che si distingueva per essere avaro e cattivo anche nei confronti della propria famiglia, che sottoponeva a violenze e soprusi. Si narra inoltre che Francesco praticasse la stregoneria, e che fosse molto amico di una popolana della città condannata appunto per stregoneria.
Beatrice diventata una bellissima fanciulla in fiore, era divenuta l’oggetto del desiderio perfino di suo padre. Per cercare di sottrarsi a quella triste condizione ordì un complotto con i propri familiari, il fratello, la sorella e la madre, per ucciderlo. L’omicidio doveva passare come un comune incidente, anche con la complicità del fidanzato di lei, un castellano di nome Olimpio Calvetti. Purtroppo, qualcosa andò storto, le trame ordite per ucciderlo vennero scoperte e la famiglia intera venne accusata di omicidio.
Le cronache dell’epoca narrarono che le ricchezze della famiglia Cenci facevano gola a molti e che quindi nessuno si mosse a difesa della sventurata e dei suoi familiari. Numerosi cittadini lasciarono che venissero condannati i componenti della famiglia. Beatrice e sua sorella furono decapitate ed il fratello squartato. Quando la testa della Cenci rotolò nella cesta del boia, i romani la ricoprirono di fiori. E da lì nacque e si propagò la leggenda. Inoltre, la tragica storia ispirò pittori come Guido Reni e poeti e romanzieri come Shelley e Stendhal.