A Santo Domingo e a New York, davanti le rispettive sedi delle Nazioni Unite, manifestanti si sono riuniti per esprimere sostegno alle proteste da settimane in corso ad Haiti contro il presidente Jovenele Moise, che resta in carica sebbene il suo mandato sia terminato a febbraio.
Lunedì 29 marzo – ricorda l’agenzia DIRE – è toccato ad associazioni e cittadini dominicani che, esprimendo solidarietà agli haitiani – paese con cui condividono l’isola caraibica di Hispaniola – hanno sventolato bandiere, cartelli e striscioni con su scritto: “Lasciamo che il popolo haitiano decida”, “Sosteniamo il popolo haitiano”, “Moise deve dimettersi”.
Martedì 30 marzo, invece, anniversario della Costituzione, gli haitiani della diaspora si sono dati appuntamento a New York anche per denunciare “la nuova dittatura” e per accusare le Nazioni Unite di “interferenze” nella questione. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, e’ stato esortato a rispettare il principio di “autodeterminazione del popolo”.
Haiti, uno dei Paesi piu’ poveri delle Americhe, da oltre un anno attraversa una crisi politico-istituzionale. L’impossibilita’ di organizzare le elezioni legislative nel 2019 ha permesso a Moise di governare per decreti, intervenendo anche in ambiti importanti, come la riforma del codice penale che prevede una stretta alle manifestazioni pubbliche. Le opposizioni e parte della societa’ civile temono pertanto una deriva autoritaria.
Moise, che denuncia l’insicurezza delle bande armate e assicura interventi per stabilizzare il Paese, ha garantito che organizzera’ presto le elezioni generali, assicurando che non si ricandidera’ e infine ha annunciato una riforma della Costituzione a giugno. Le opposizioni denunciano pero’ che la riforma rappresenta il tentativo di ampliare i poteri dell’esecutivo, attualmente controllato dal partito di Moise, Tet Kale. L’Onu, su richiesta degli Stati Uniti, ha acconsentito ad accordare un fondo da 20 milioni di dollari per organizzare le elezioni, tra cui anche il referendum, una scelta contestata dalle opposizioni e dai movimenti anti-governativi che invitano invece a boicottare il voto.
Da febbraio quindi gli haitiani hanno ricominciato a manifestare. A inasprire il disagio sociale ha contribuito anche la pandemia di Covid-19 che ha determinato un aggravarsi dell’economia, in un Paese dove secondo l’Onu due persone su tre vive con meno di 2 dollari al giorno. Oltre alla crisi economica, il Paese – che non si e’ mai ripreso dal terremoto del 2016 – fa i conti anche con la criminalita’ organizzata. Nei giorni scorsi, le autorita’ hanno imposto lo stato d’emergenza in quattro quartieri della capitale per ristabilire l’ordine, ma secondo le opposizioni dietro alle violenze di alcune bande ci sarebbe il partito Tet Kale.