Guido Barilla, presidente del colosso alimentare di Parma, ha appena aperto a New York, nel cuore di Manhattan, il suo ultimo ristorante con vetrina interattiva. In una intervista ad Affari&Finanza di Repubblica, spiega: "Barilla ha guardato agli Stati Uniti fin dal dopoguerra, da qui abbiamo preso ispirazione per la nostra politica commerciale, da qui sono venuti formidabili spunti per la comunicazione e per il packaging. Tra noi e gli Usa c’è stata una storia affettiva, che continua ancora".
Barilla prosegue sottolineando che "gli Usa sono per noi una vocazione. Tanto che negli anni ’90 abbiamo deciso di diventare proprio qui un produttore di pasta. Abbiamo aperto uno stabilimento nel 1997 in Iowa, seguito dal secondo nello stato di New York, nel 2007 ad Evon. Oggi facciamo 600 milioni di dollari di fatturato, in gran parte nel settore della pasta, dove siamo leader con una quota del 30 per cento, e siamo forti anche nel settore dei sughi e delle salse ricettate". E aggiunge: "Stiamo facendo scouting, ci sono tante aziende di grande qualità all’estero che in teoria possono interessarci".
Per Barilla l’Italia dovrebbe imparare fare sistema davvero. “C’è una tendenza nazionale a considerare negativo tutto quello che è industria, a farci le lotte in casa, a non fare sinergia. Nel resto del mondo non è così, gli altri fanno sistema e creano forza. Prendiamo i tedeschi. La Germania esporta 60 miliardi di prodotti alimentari in valore, il doppio di quello che fa l’Italia, e la maggior parte del loro fatturato è fatto dalle carni insaccate. Le sembra possibile? Bravi loro, male noi che invece litighiamo sull’olio, sul vino, sul grano, sulla pasta".
Secondo l’imprenditore l’Italia dovrebbe fare molto di più per tutelare le proprie eccellenze e proteggere quel tesoro che è il made in Italy: “II governo ha fatto una cabina di regia sulla pasta e noi abbiamo applaudito, perché abbiamo capito che voleva rilanciare il marchio del made in Italy. Però quando vediamo che vince la disinformazione siamo perplessi. Si dice che la pasta italiana è di bassa qualità perché fatta con grano estero. Questo è assurdo, ma nessuno reagisce. Allora pensiamo che la cabina di regia serva a dare voce a organizzazioni sindacali che hanno una visione limitata dei problemi”.
Evidenzia poi che la Confindustria "deve fare un profondo esame al suo interno, fare un passaggio culturale e diventare il vero fulcro per lo sviluppo organizzato del Paese, e non solo un centro che difende situazioni interne, lobby particolari o che vive di burocrazia. Di strada da fare ce n’è ancora parecchia, ci vorrebbe il coraggio di cambiare il sistema completamente”.
Discussione su questo articolo