Il Sottosegretario agli Affari Esteri Manlio Di Stefano (M5S) è intervenuto su Radio Cusano Campus e sull’offensiva dei turchi contro i curdi siriani e la minaccia di Erdogan all’Europa sui profughi ha detto: “Non amo i giri di parole e l’ipocrisia. L’Europa deve essere durissima in questo caso. Erdogan sa benissimo che grazie all’interesse diretto della Germania, l’Europa accordò 6 anni fa due tranche di quasi 6 miliardi di euro in tutto per tenersi i profughi”.
“Noi criticammo quella mossa all’epoca perché significava mettersi sotto ricatto da soli. Adesso la Turchia dice di essere rimasta sola sui profughi e addirittura fa un’offensiva in maniera unilaterale in Siria. Noi abbiamo richiamato l’ambasciatore e non finisce qui. Già lunedì Di Maio sarà al Consiglio UE e porterà sul tavolo la questione. Non è più una questione di interesse nazionale dell’Italia. La tematica deve essere portata a livello di UE e di Nazioni Unite. E’ l’UE che deve scegliere se fare un embargo delle armi, se mettere dazi economici. C’è anche un racconto un po’ esagerato della realtà dei fatti, non possiamo dare un’unica visione dei curdi come quelli del Rojava”.
“Dobbiamo ricordarci che comunque sono in larga parte milizie armate dagli occidentali e che oggi giocano una partita geopolitica nella Siria che è comunque uno Stato sovrano e va rispettato nella sua integrità territoriale. La minaccia di Erdogan sui profughi rimarrà una minaccia e basta perché i primi a giovare dell’accordo con l’UE sono i turchi stessi. 6 miliardi sono una cifra che l’Italia dall’UE non ha mai visto. Ora però bisogna imporre anche con la diplomazia che la Turchia rispetti gli accordi presi. La Turchia è un’anomalia perché fa parte della Nato, però flirta con tutti i Paesi nemici della Nato”.
“Gli Usa? Credo che tutta questa situazione sottenda un accordo preso in precedenza tra Usa, Turchia e Russia. Il piano sarebbe diabolicamente perfetto, perché riconsegnerebbe alla Turchia una zona cuscinetto che gli permetta di stare tranquilla al confine. Gli Usa otterrebbero la promessa della campagna elettorale di Trump che era quella di ritirare l’esercito. Questo paradossalmente riporterebbe la stabilità della Siria a rischio però dell’incolumità dei civili che stanno nel Kurdistan”.