Ci sono dei responsabili riguardo alla situazione drammatica che c’è in Israele. Certamente, l’opposizione al governo del premier Benjamin Netanyahu ha delle grosse responsabilità. Nel loro opporsi a tutti i costi a Netanyahu e alle riforme che stava portando avanti, i partiti di opposizione hanno portato il Paese alla paralisi.
Per mesi, l’opposizione ha tenuto bloccato il Paese nonostante i servizi segreti e le forze di sicurezza israeliani abbiano più volte cercato di mettere in guardia tutti dal pericolo di attacchi da parte di Hamas.
Tuttavia, vi è anche un altro grande responsabile. Egli si trova dall’altra parte dell’Oceano Atlantico, a Washington: è il presidente americano Joe Biden. Tutti noi sappiamo dei legami storici che ci sono tra gli Stati Uniti d’America e Israele; il governo di Netanyahu (che è di centrodestra) si è insediato il 29 dicembre 2022. La coalizione che lo sostiene mette insieme il Likud ed altri partiti di destra, tra i quali figurano i partiti religiosi.
Biden ha definito il governo israeliano “estremo”. Le parole hanno un peso e alle orecchie dei terroristi di Hamas ciò è suonato come una “delegittimazione” di Netanyahu da parte del presidente americano. Un Paese paralizzato dall’opposizione e il cui governo è stato “delegittimato” da uno dei suoi principali alleati è visto come debole e Hamas ne ha tratto giovamento.
Biden porta avanti le politiche del suo predecessore Barack Hussein Obama, politiche che, tra le altre cose, portarono ad un appeasement con l’Iran, Paese da sempre ostile ad Israele. Con Obama, gli Stati Uniti si allontanarono dagli alleati storici in Medio Oriente, come Israele e l’Arabia Saudita, per avvicinarsi all’Iran. L’Iran potrebbe essere dietro gli attacchi di Hamas. Del resto, le armi costano e i soldi sono arrivati. Dunque, l’amministrazione americana potrebbe avere le sue colpe.