FRANCOFORTE, (GERMANIA) – Dieci attivisti di Greenpeace Germania in parapendio sono atterrati questa mattina sul tetto del quartier generale della Banca Centrale Europea a Francoforte, nel bel mezzo di una riunione del board, per protestare contro la politica monetaria dell’istituzione europea, dannosa per il clima del Pianeta.
Gli attivisti hanno aperto uno striscione di dodici metri per sei con il messaggio: “Basta finanziamenti ai killer del clima”. Un altro parapendio ha sorvolato l’edificio mostrando uno striscione che recitava “Agite sul clima ora”.
L’azione nonviolenta arriva in contemporanea con il lancio di un nuovo rapporto – pubblicato oggi da New Economics Foundation (NEF), SOAS University of London, University of the West of England, University of Greenwich e Greenpeace Central and Eastern Europe – che rivela come le regole relative agli asset che le banche private possono fornire alla Banca Centrale Europea, a titolo di garanzia quando prendono in prestito denaro, favoriscono le compagnie di combustibili fossili. Il rapporto “Greening the Eurosystem Collateral Framework” mostra che la BCE ha sostenuto asset per un valore di circa 300 miliardi di euro, a beneficio di oltre 60 società, tra cui Shell, Total, Eni, OMV e Repsol.
Il rapporto arriva alla vigilia della riunione del consiglio direttivo della BCE sulla politica monetaria e offre tre scenari alternativi che la banca potrebbe adottare per sostenere la transizione verso le energie rinnovabili e per affrontare l’emergenza climatica, in modo da allinearsi all’Accordo di Parigi sul clima.
«La Banca Centrale Europea ha in pancia una quantità importante di asset ad alta intensità di carbonio. Invece di favorire i combustibili fossili, la BCE deve subito escludere questi asset tossici e cambiare le regole per affrontare l’emergenza climatica in corso. Una transizione verde e giusta verso un mondo resiliente senza CO2 deve essere la priorità per la Banca Centrale Europea», commenta la Direttrice Esecutiva di Greenpeace International, Jennifer Morgan.
La BCE, infatti, attribuisce a questi asset fossili un valore sproporzionato in base ai probabili sviluppi futuri del mercato che potrebbero essere determinati dalle indicazioni della politica comunitaria sul clima. Come si legge nel rapporto, il settore dei combustibili fossili, l’industria ad alta intensità energetica, i trasporti ad alta intensità di carbonio e le utility non rinnovabili costituiscono il 59% delle obbligazioni societarie ammissibili nel quadro delle garanzie collaterali della BCE, pur contribuendo solo al 24% dell’occupazione aziendale e al 29% del valore aggiunto lordo.