Questa mattina il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi era stato chiaro: dopo l’approvazione della legge elettorale, si va al voto. No a governi tecnici. Ma il premier pare abbia già cambiato idea, o meglio, gliel’hanno fatta cambiare alcuni esponen ti del suo partito, secondo i quali è meglio un governo guidato da Mario Monti, neosenatore a vita nominato oggi dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Il pressing dei piu’ fidati collaboratori, infatti, da Gianni Letta a Denis Verdini a Fabrizio Cicchitto fino ad una decina di agguerriti ministri, e’ continuo: non si deve andare a votare, sarebbe una debacle, ed una campagna elettorale ora sarebbe da irresponsabili.
Quindi interviene con maggiore forza la proposta di un governo istituzionale a guida Monti, piuttosto che la strada del voto subito. Così nasce un’ulteriore spaccatura interna: una pattuglia di ministri ed esponenti di punta ex An (La Russa, Matteoli, Ronchi, Meloni) e Fi (Brunetta, Sacconi, Gelmini) si schiera contro ‘il governo con il Pd’. E arrivano a dire al premier che sono pronti a passare all’opposizione, nel caso non si scelga la strada del voto anticipato. Questi "scontenti al contrario", come sono già stati soprannominati, appoggiano la visione di Umberto Bossi: un governo guidato da Angelino Alfano che riunisca Lega, Pdl ed Udc. O altrimenti il voto, ed il piu’ presto possibile.
Il PdL è più spaccato che mai, in queste ore, ancora una volta. Berlusconi attende intanto la giornata di sabato, quando alle ore 16:00 arriverà il sì definitivo del Parlamento alla legge di stabilità, poi al Colle per le dimissioni. E se non saranno elezioni immediate, allora la disponibilità di Berlusconi sarà soltanto nei confronti di Mario Monti.
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