Le elezioni anticipate in un clima politico rovente non sono certo la cosa migliore per l’Italia, che deve affrontare con decisioni anche impopolari la difficile congiuntura economica, ma per quanto ci riguarda sono l’unica strada percorribile per non seppellire quel bipolarismo che abbiamo salutato con favore. Se Berlusconi cade, la parola passi agli elettori. Non vogliamo sentir parlare di governo tecnico, istituzionale, di responsabilità, chiamatelo come volete. Le urne devono essere l’immediata conseguenza all’eventuale caduta dell’attuale esecutivo.
E per quanto riguarda il candidato premier del centrodestra alle prossime elezioni politiche, non abbiamo dubbi: deve essere Angelino Alfano a rappresentare il futuro, a guidare la coalzione verso un’auspicabile vittoria. Silvio Berlusconi ha governato più volte, ha avuto grandi possibilità, ma ultimamente, anche per le defezioni e gli impedimenti dei suoi alleati, non è riuscito a sfruttarle. Piaccia o no, il Cavaliere ha ormai fatto il suo percorso. E’ indebolito su tutti i fronti e candidarlo premier ancora una volta per il centrodestra vorrebbe dire sconfitta sicura.
Non sarà facile vincere neppure con Alfano, che è giovane, preparato, agguerrito, ma di certo non ha il carisma del Silvio dei tempi migliori nè buca lo schermo come succedeva al presidente. Ma è l’unica opzione, visto che l’uomo di Arcore mostra i segni dell’età, politica e biologica. E forse dovremmo capire che non sono più i tempi di leadership mediatiche, ma di menti operative in grado di far convergere e di sapere ascoltare.
Il fenomeno Berlusconi insegna che il consenso, soprattutto quello dei nominati e degli adulatori servili, precipita facilmente sotto i colpi dell’invidia e dell’opportunismo più meschino, della serie "scendi tu, chè salgo io" . A chi chiede un salto generazionale, poi, Alfano lo puo’ garantire senza rischi, avendo già acquisito esperienza politica senza pretendere di rottamare e dimenticare chi rappresenta ancora la parte buona del Paese.
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