“Quel premier senza partito”: è il titolo dell’editoriale di Eugenio Scalfari pubblicato oggi su Repubblica.
Scrive Scalfari: “Il nostro capo del governo Giuseppe Conte guida il Paese, ma non ha un partito cui sia affiliato; ha una tendenza che si potrebbe definire di centro-sinistra nell’ambito della quale amministra la nostra nazione. Qual è il giudizio che si può dare fin qui al suo operato? Direi positivo”.
“Da questo punto di vista è appoggiato da una classe dirigente anch’essa di centro-sinistra. Quanto ai suoi possibili elettori – se si presentasse con una sua lista – credono si dividerebbero anch’essi tra centro, destra e sinistra. Conte non ha alcun partito: aderisce piuttosto a un’area che abbiamo già individuato, è più libero nelle sue mosse proprio perché non è vincolato a un partito e agisce in parte in autonomia, cosa che gli ha attirato parecchie critiche”.
“I partiti in parte lo appoggiano e in altra parte lo ignorano. Alcuni – si legge ancora su Repubblica – gli danno addosso e questo rende alquanto difficile il suo ruolo di capo del governo. Dovrebbe dunque affiliarsi specificatamente a un partito per essere più forte? Personalmente non credo, ma questa è una tesi abbastanza diffusa”.
“Io non credo che Conte debba individuare il suo partito e aderirvi pubblicamente. Dire che la sua politica governativa sia splendida sarebbe certamente esagerato: splendida non è. Accettabile? Sì, è accettabile. Probabilmente va migliorata e lo spazio c’è ed è bene che le critiche si rivolgano a lui per stimolare la politica del governo a migliorare. Un premier ha poteri e doveri da rispettare, può farlo anche senza avere alle spalle un partito. E già accaduto nella nostra storia recente. Certo, l’adesione a un partito sarebbe un di più, come del resto si vede quando si rileggono i Promessi Sposi: è il libro dell’Italia moderna anche se fu scritto un secolo fa”.