Quando lo scorso inverno avevamo avanzato congetture sulle strategie dell’Esecutivo Renzi, atte a correggere il nostro deficit, avevamo manifestato alcune perplessità, senza, però, sottacere segnali di buona volontà politica. L’impegno, allora, c’era apparso oneroso; ma non impossibile. Dopo le ultime mosse di un Governo terminale, ci siamo convinti che lo Stato dovrebbe limitare il suo “autofinanziamento”; favorendo, invece, la ripresa della produttività pubblica e privata.
I mezzi, il Capo dell’Esecutivo afferma che ci sono. Secondo Renzi, ora è solo questione di tempo; almeno l’intero 2017. Questo tempo sarebbe necessario per concretizzare un programma operativo da gestire con la massima uniformità. Col prossimo autunno, l’impegno, che dovrebbe essere profuso già in questi mesi, potrebbe preparare il Paese a un PIL (Prodotto Interno Lordo) in positivo e pronto a rinnovare la rappresentatività politica con una nuova legge elettorale. Almeno questo sarebbe il programma, di massima, che dovrebbe iniziare a dare alcuni risultati.
Riconosciamo che il progetto Renzi è, in definitiva, ambizioso. Dati i precedenti “sviluppi”, che sono stati tutt’altro che regolari. Non disconosciamo, comunque, la buona volontà: ma i nodi da sciogliere rimangono quelli di sempre. Il fatto d’aver focalizzato una “scaletta” di priorità non può essere considerato un parametro di garanzia. Al punto in cui siamo, non basta promettere una governabilità “formale” per ripristinare gli investimenti produttivi.
C’è da essere concreti e guardare la realtà italiana in tutta la sua complessità. Il libro dei conti pubblici è in “rosso” e ci chiediamo, con gran coerenza, quale ripresa ci potrà mai essere senza le necessarie garanzie di “copertura”. Ci domandiamo se i problemi della previdenza sociale, della sanità e del lavoro potranno trovare una loro sistemazione, pur se temporanea, nei progetti dell’Esecutivo. Solo se questa è la posizione ”esatta”, riteniamo di poter continuare le nostre considerazioni.
A ben osservare, non è tanto l’eventuale crisi di Governo che ci preoccupa. Semmai, potrebbe essere motivo di sofferenza la “stasi” alla quale ci hanno abituato già da mesi. Questa Legislatura, in ogni caso si consideri, è sull’orlo di una crisi d’identità che riteniamo prossima. I mesi futuri potrebbero chiarire l’evolversi del quadro socio/politico nazionale; ma nulla più di tanto.
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