Quali che siano le ragioni dell’atteggiamento dell’opposizione in Parlamento e nel Paese, c’è da riconoscerle certo un grado alto di spregiudicatezza senza precedenti nella storia repubblicana. Un’opposizione unita nel chiedere le dimissioni di un governo della Repubblica espressione di una maggioranza democraticamente eletta dai cittadini è quanto di più disonesto e incivile si sia costretti ad assistere. Diverso l’atteggiamento dell’Udc e di Pierferdinando Casini, che ha chiesto uno sforzo comune nel raggiungimento di soluzioni che permettano all’Italia di uscire e presto da questa empasse economico-finanziaria che sta uccidendo i mercati, e che registra i risultati peggiori d’Europa proprio in testa all’Italia. Cos’è preferibile ad un’apertura così totale e moderata alle forze sociali? O ad una relazione d’urgenza in Parlamento, sede per eccellenza della democrazia del Paese?
Sono matti a chiedere le dimissioni di un Governo che è stato legittimato dai cittadini a larga maggioranza a stare al suo posto per cinque anni. Per contro, siano proprio le opposizioni ad essere o almeno dimostrarsi responsabili come fecero per l’approvazione della manovra finanziaria, che ha visto la luce in Parlamento nei tempi più rapidi possibili; provvedimento e tempistica salutati favorevolmente anche dal Capo dello Stato. Silvio Berlusconi non è obbligato da nessuno alle dimissioni ed è anzi legittimato a governare il Paese più di altri in questo preciso momento storico. Forse l’elezione di un governo tecnico, deciso a tavolino in barba ai più elementari concetti di democrazia diretta e favorendo così le squallide strategie da Prima Repubblica, riuscirebbe a garantire a questo Paese una nuova spinta verso la crescita? Solo un governo espressione della maggioranza decretata alle urne è legittimato, e ha il dovere di provvedere varando le riforme necessarie a che l’economia di un Paese come il nostro possa ritrovare la giusta linfa.
E’ un momento difficile per tutta Europa e anche per il resto del mondo, e le colpe addebitate al nostro presidente del Consiglio sono pregiudiziali e prive di ogni fondamento serio e credibile. Il non volere concedere il merito al Cavaliere riguardo la ripresa dei nostri titoli in borsa, poi, equivale ad avere la coda di paglia certo più di una certa sinistra ormai alla frutta e di un apparato futurista che farebbe bene a pensare realmente al suo futuro. Perché addebitare a Berlusconi la colpa di aver portato il Paese sul lastrico, tesi tutta da provare, e non concedergli delle attenuanti alla luce della ripresa di ieri a poche ore dal suo discorso in Parlamento e dalla conferenza di Governo con sindacati e forze produttive? Un attacco senza giustificazione alcuna, quello perpetrato ai danni di Governo e maggioranza parlamentare. Se proprio la sinistra vorrà concedersi il lusso di poter pensare lei alle risoluzioni della crisi economica che investe il mondo intero, si faccia votare alle prossime politiche. Anche se oggi, è facile ipotizzare che di tutto abbiano voglia meno che stare al timone di questa Italia.
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