Poco tempo a disposizione, poche risorse da impegnare e un discreto arretrato da evadere in termini di leggi ancora ‘appese’ all’emanazione dei provvedimenti attuativi: 50 su oltre 350. Il premier, Mario Monti, approfitta del primo Cdm dopo la breve pausa estiva, quello di venerdi’ scorso, per rilanciare ‘almeno un po”, spiega oggi il ministro della Funzione Pubblica Filippo Patroni Griffi, sulla crescita. E il programma e’ dettagliatissimo: dalla social card alle infrastrutture passando per le liberalizzazioni e la nuova spending. Ma in molti – spiegano ambienti parlamentari – sono pronti a scommettere che si tratta per lo piu’ di buone intenzioni ma che difficilmente si riuscira’ a vedere la traduzione di queste in leggi dello Stato. Due gli ostacoli principali: il tempo e le risorse scarse. Sulla prima variabile, oltre all’oggettiva risicatezza dei tempi (a occhio e croce 8 mesi, non tutti utili, da domani al giorno di fine legislatura) pesa anche la situazione politica con una campagna elettorale che allo stato sembra gia’ avviata e su toni decisamente poco concilianti. E c’e’ anche da tener conto del pressing che arriva dall’estero per una nuova stagione-Monti che garantisca continuita’ alle politiche di risanamento gia’ intraprese. C’e’ poi il ‘solito’ problema: per fare sviluppo non ci sono risorse ‘nuove’, solo ‘riallocazioni’. E quelle che eventualmente arriveranno serviranno a blindare il percorso di rientro dei conti (ad esempio c’e’ da reperire ancora 6 miliardi per evitare l’aumento dell’Iva che a sua volta garantirebbe parte del pareggio di bilancio gia’ l’anno prossimo). C’e’ poi la fondamentale partita del rientro del debito che assorbira’ non poche risorse (il piano del ministro dell’Economia, Vittorio Grilli prevede una ‘spesa’ di un punto di Pil, 15-20 miliardi l’anno, da reperire con le dismissioni che a breve dovrebbero essere avviate).
Allo stato dunque, oltre all’emanazione dei provvedimenti attuativi delle leggi gia’ varate (350 tra regolamenti, decreti ministeriali, ecc)i passaggi certi sono: la Legge di Stabilita’ con relativa nota di aggiornamento al Def (il documento di economia e finanza che traccia gli impegni del governo) e del disegno di legge del bilancio dello Stato. C’e’ poi la ‘partita’ della riduzione del pubblico impiego: Patroni Griffi spiega infatti che entro la scadenza del ’31 ottobre’ (prima ci sara’ a fine settembre lo sciopero dei sindacati) si dovranno definire organici della P.a. e i successivi tre mesi serviranno per ‘fare i nuovi regolamenti’ per rivedere le competenze. Si attende poi per fine anno il taglio alle province che arrivera’ una volta recuperati i pareri dei territori. Oltre al Ddl anticorruzioe e alla mini-riforma sanitaria l’esecutivo punterebbe anche ad una terza tranche di revisione della spesa con la quale recuperare altri 6 miliardi per evitare l’aumento dell’Iva nel 2013.
Spostandosi dal campo del possibile a quello dell’auspicabile ma piu’ incerto c’e’ ancora in ballo la riforma fiscale attualmente in commissione Finanze a Montecitorio e la relativa revisione dell’Isee, l’indicatore della situazione economica equivalente, il taglio alle agevolazioni fiscali (evitato a sua volta con il primo aumento gia’ varato dell’Iva) e la redistribuzione a favore delle famiglie. Mentre il rifinanziamento della social card si farebbe direttamente con la Legge di Stabilita’. Molto difficile appare anche una nuova tornata di liberalizzazioni anche se il governo indica questa come una delle priorita’ considerato l’alto livello di conflitto scatenato dal primo decreto.
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