L’Italia intera esulta per l’insediamento del nuovo governo presieduto da Mario Monti. Non si sa quello che potrà fare e non si sa se riuscirà a salvare l’Italia dal fallimento, ma intanto siamo felici e contenti. Mentre un mese fa, mezzo Parlamento era impegnato ad impedire a Silvio Berlusconi di varare alcune misure indispensabili, ora quello stesso mezzo Parlamento sostiene il governo Monti per cerca di fare le stesse cose. Bene, anzi, benissimo! La situazione dell’Italia, anche se i mercati la considerano peggiorata, e’ esattamente quella di un mese fa. Il debito pubblico e’ lo stesso, la legislazione del lavoro non e’ cambiata, le tasse rimangono pesanti ecc. E’ cambiato solo il governo, ma e’ cosa senza importanza, se non sono cambiate le condizioni obiettive in cui esso può operare. Tutto ciò conferma quello che ripeteva Berlusconi: “Il mio governo non ha alternativa”. Sembrava una “vanteria” ma si e’ rivelata la pura e semplice realtà. Il centrodestra e il centrosinistra si sono sempre divisi su riforme che avrebbero potuto salvare l’Italia. Ora se Monti parla di patrimoniale, il Pdl e’ pronto a buttar giù il governo. Se Monti parla di riformare l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, il Pd e’ pronto a mettersi di traverso. Se infine il governo adotta provvedimenti non incisivi, per non inimicarsi nessuno, non salva l’Italia.
Il Pd non ha spinto per le elezioni subito, né nei mesi precedenti né in occasione della crisi del governo perché, se le avesse vinte, si sarebbe trovato nei guai seri. È stato meglio per loro un governo Monti per non doverci mettere la faccia in esclusiva. Oggi il Pd spera (anzi, pretende) che l’ex maggioranza gli tenga il sacco mentre Monti, prendendosi tutta l’impopolarità, dovrebbe fare il necessario per l’Italia. Se al contrario Pierluigi Bersani fosse stato Presidente del Consiglio, non avrebbe potuto far niente e avrebbe reso il Pd talmente odiato da tutti da farlo sparire come la Dc nel 1993. Nelle condizioni attuali, invece, potrà sempre gridare che sta inghiottendo pillole amare per amore della Patria.
Anche il centrodestra, in questo momento, e’ felicissimo di aver passato la patata bollente a Monti e non ha interesse a farlo cadere, ma potrà farlo quando gli converrà. Mentre il centrosinistra, che questo governo ha fortemente voluto, non ha scelte e sa che il fallimento di Monti sarebbe il suo fallimento.
Intanto all’interno de Pd e’ iniziata la resa dei conti, ora che la ragione di vita che li teneva uniti non e’ piu’ al potere. Dalla Camusso della Cgil all’ex ministro Damiano, al responsabile economico Fassina tutti criticano e prendono distanze dal pensiero unico del Pd. Anche l’Unita’ non e’ entusiasta, pur se ufficialmente sostiene le posizioni di Bersani. Ma in realtà “freme” perché la linea e’ dettata dall’ala centrista di Enrico Letta, quello che manda i pizzini al nuovo premier offrendosi come consulente per scegliere viceministri e sottosegretari. E’ ovvio, Enrico Letta e Mario Monti sono colleghi nella Commissione Trilaterale, un’associazione privata fondata nel 1973 da un gruppo di cittadini Nord Americani, Europei e Giapponesi con la finalità di approfondire grandi temi comuni. Non mancano le prese di posizione del gruppo che fa capo a Massimo D’Alema che dice: “Fare le riforme con il Pdl? Perderemmo la nostra identità”.
Sull’Unità, l’organo del Pd, e’ stato dato ampio spazio alla crisi interna del Pd. Il giornale ha messo in risalto i conflitti da regolare e ha attaccato la riforma del welfare del senatore Pd Pietro Ichino e del nuovo governo sui tagli alle pensioni. Contro l’Unità si sono mosse le truppe di “Europa”, ex giornale della Margherita (Francesco Rutelli) e ora portavoce dei “liberal democratici”, che ha “sgridato” i compagni: “Pd, devi crederci tu per primo”. Insomma, tutti i dissensi nel Pd stanno uscendo alla luce. Messo da parte Berlusconi: “liberi tutti”. E’ il momento del rompete le righe. “Siamo tutti più liberi” ha scritto “Il Fatto”. Liberi di attaccare la sinistra da sinistra senza che qualcuno ci possa tacciare di “berlusconiani”. Abbattuto il “diavolo”, si da “sturo” alle verità taciute e agli sfoghi repressi.
Per anni l’idea corrente nel centrosinistra e’ stata che Silvio Berlusconi era un superficiale, uno sciocco e tant’altro di peggio. Nel centrodestra, invece, pensavano che fosse un ingenuo e un bonaccione. Tutti pero’ gli riconoscono un’intelligenza ed un pragmatismo fuori dal comune e l’ha dimostrato, ancora una volta, facendo un “passo laterale” per far spazio a Monti. E’ stato soprattutto un atto “responsabile” e di “amore” per l’Italia. Ma se Berlusconi avesse detto al governo Monti un sì senza riserve, forse parecchi dei suoi lo avrebbero abbandonato. Non ci si può alleare col Pd dopo anni ed anni di odio e calunnie, non si può rinunciare alla dignità di fronte ai propri elettori. E non poteva dire un no secco come la Lega. Il Pdl non e’ la Lega. Mentre Bossi può andare all’opposizione e per il governo Monti non cambia nulla, se all’opposizione andava il Pdl quel governo non poteva nascere. Si sarebbe dovuti andare immediatamente alle elezioni e il Pdl le avrebbe perse e l’Italia, a “conduzione” centrosinistra, sarebbe sicuramente fallita. E tutti avrebbero incolpato Berlusconi. Quindi il Pdl ha detto sì al governo Monti e il nuovo governo adotterà, col sostegno del Pd, tutti i provvedimenti che non voleva approvare se al governo fosse rimasto Berlusconi.
Il partito di Berlusconi ha evitato l’impopolarità’ per i sacrifici che sarebbe stato costretto ad imporre. Agendo così, il Pdl ha conservato “la golden share”, cioè la possibilità di far cadere il governo (innanzi tutto al Senato, dove con la Lega ha la maggioranza) nel momento in cui lo vorrà. Dunque farà passare i provvedimenti, anche impopolari, che gli convengono, e impedirà che passino quelli che non gli convengono. Infine “staccherà la spina” quando fosse opportuno per sé o per l’Italia, andando alle elezioni. A Monti non e’ andata giù l’espressione “staccare la spina” (mai pronunciata da Berlusconi), effettivamente il governo Monti non e’ un “rasoio elettrico” o un “polmone d’acciaio”, ma qualche cosa di veramente utile: una “aspirapolvere”. Dovrà adottare provvedimenti che renderanno furiosi gli italiani (stavolta non potranno prendersela con Berlusconi, ma con il Pd che ha voluto Monti), oppure l’Italia sarà mandata a fondo dai mercati, e gli italiani saranno furiosi contro un governo nato proprio per impedirlo. Ammesso che si arrivi a metà 2012 o al 2013 il Pdl avrà possibilità di vittoria che oggi non può nemmeno sognare. Primo: c’e’ un governo che si e’ assunto il compito di adottare provvedimenti impopolari. Secondo: il Pdl rimane compatto. Terzo: il Pdl ha la possibilita’ di decidere il momento delle elezioni quando potrà presentarsi con un’immagine rinnovata. Il Pd e’ nel sacco, il Pdl in una botte di ferro.
Discussione su questo articolo