La manovra "lacrime e sangue" è stata varata: tasse su tasse, pochissimi tagli, praticamente non toccati i costi della politica nè i grossi patrimoni, quelli veri, quelli che contano milioni di euro. Era la "fase uno" del governo guidato da Mario Monti, che ora intende entrare velocemente nella "fase due", con misure strutturali che puntino alla crescita e allo sviluppo, così come chiede tutto l’arco parlamentare.
Oggi a Palazzo Chigi c’è stata una lunga riunione durate quasi tre ore: il presidente del Consiglio e i suoi ministri hanno messo a punto la seconda fase dell’azione di governo. Il premier ha illustrato ai componenti dell’esecutivo le sue indicazioni sul programma di lavoro delle prossime riunioni del Cdm. I ministri hanno "unanimemente condiviso" il programma del premier: nello stesso tempo, la riunione è stata anche l’occasione per "un ampio dibattito" durante il quale ogni ministro ha apportato idee e suggerimenti.
A riunione terminata, nessuno di loro ha voluto rilasciare dichiarazioni lasciando il Palazzo del governo: del resto, Monti ha pregato tutti i membri dell’esecutivo di mantenere il più assoluto riserbo sui punti della riunione. L’unico a parlare lasciando Palazzo Chigi è stato il ministro della Cooperazione, Andrea Riccardi: "Domani c’e’ la conferenza stampa del presidente del Consiglio. Sara’ molto interessante sentire il premier e la lettura che dara’ dell’azione di governo svolta finora e di quella in prospettiva".
La conferenza stampa del professore bocconiano è prevista per le ore 12.
Le misure per la crescita dovrebbero arrivare entro gennaio. L’Italia ce la farà, avrebbe detto Monti ai suoi ministri. Ma la politica, nel frattempo, è divisa.
Il PdL, pur avendo sostenuto Monti fin dall’inizio, pur avendo votato la manovra economica del governo, è molto critico nei confronti dell’attuale esecutivo: "L’Italia rischia di essere spacciata a causa delle politiche fiscali e di bilancio messe in atto da chi è stato chiamato al governo per salvarla", osserva Osvaldo Napoli, vice presidente dei deputati PdL. E solo ieri Daniele Capezzone, portavoce del PdL, commentava: la manovra Monti ha messo in ginocchio l’Italia.
Anche il Partito Democratico ha qualcosa da dire. Sono diversi gli esponenti Pd che chiedono interventi a favore della crescita. C’è anche chi insiste sul tema delle pensioni: è il caso di Cesare Damiano, secondo il quale l’argomento "per noi non può considerarsi archiviato perché la nuova riforma produce effetti negativi sui lavoratori, creando situazioni socialmente insostenibili".
Si fa sentire anche il centro, con il leader dell’Udc. "Riforme, rilancio degli investimenti, misure per la produttività e la crescita, severa lotta all’evasione fiscale": sono questi i desiderata di Pier Ferdinando Casini, che tuttavia avverte: il governo Monti deve andare avanti, altrimento per l’Italia è finita.
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