Che il governo sia destinato a saltare, è risaputo. Era nell’origine transgender di questa maggioranza farlocca. Inizialmente era più insofferente il Partito Democratico, mentre Berlusconi s’era illuso che finalmente una pax istituzionale avrebbe messo la parola fine alla sua controversa parabola giudiziaria.
Alla fine, questo sudato agosto politico, ha logorato un po’ tutti. Il Movimento 5 stelle s’è appannato, ed oggi Grillo per il rilancio chiede di tornare alle urne. Il PD spera in gente come Scilipoti, mentre il PdL gioca tutti gli assi nella manica per assicurarsi la viabilità politica di Silvio Berlusconi, senza il quale perirebbe il centro-destra.
L’empasse si consuma su qualsiasi provvedimento, e in ballo ci sono moltissimi argomenti spinosi. Il rifinanziamento della cassa integrazione in deroga, l’Imu da abolire, il caso esodati, l’aumento dell’Iva. La coperta è corta, ed alla fine non ci rimane che scommettere su quali, di questi argomenti, si chiuderà la parentesi larga, dopo esser divenuta così stretta.
Tuttavia il cerino della prosecuzione di questo esecutivo è nelle mani dei democratici con la sponda di Napolitano. E’ lapalissiano, il PdL cederebbe su alcuni punti, e non aizzerebbe il fuoco, se si garantisse la prosecuzione dell’attività parlamentare del Cavaliere. Come possono pretendere si governi assieme quando il maggior interlocutore lo si manda in galera?
Evitare le urne ad un Paese sfinito dalla crisi, potrebbe essere il viatico giusto per la “questione morale” che da sempre attanaglia la sinistra italiana. Ma sdoganare l’ex premier avrebbe un prezzo troppo alto, specie rinnegare la linea dettata alla Magistratura in questi ultimi vent’anni, di sopperire alle loro mancanze politiche con le fucilazioni giudiziarie. Quando nelle stanze del potere nessuno si erge a prendere le redini della situazione, bisogna rimandare la parola all’unico sovrano che la democrazia conosca, il popolo.
Twitter @andrewlorusso
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