Di fronte a un’ipotesi di governo M5S-Pd, i renziani hanno detto subito no. Il presidente del partito, Matteo Orfini, ha sottolineato: “Noi restiamo alternativi al Movimento 5 Stelle, non ci sono le condizioni per un contratto di governo”. Eppure tra i dem non tutti la pensano allo stesso modo.
Dario Franceschini, ministro uscente dei Beni Culturali, in una intervista a Repubblica, commenta: “Mi ha sconcertato leggere una raffica di dichiarazioni di totale chiusura di esponenti del mio partito mezz’ora dopo il conferimento dell’incarico” al presidente della Camera Fico. Secondo Franceschini, “abbiamo invece l’obbligo” di verificare nei contenuti la possibilità di un’intesa, “bisogna tentare questa strada senza pregiudiziali. Mettiamo in campo le proposte del Pd come ha iniziato a fare Martina. Vediamo se c’è uno spazio di confronto basato sui programmi”.
“Ci si deve provare, con il Pd tutto unito”, Renzi “è il leader più influente. Può imboccare questa strada da protagonista”. E avverte: “Il bivio non è più teorico, ora è urgente e pratico. Verifichiamo dove svoltare sui contenuti e senza pregiudiziali”.
Il ministro uscente ricorda che il documento approvato all’ultima Direzione Pd “ci collocava all’opposizione di un esecutivo Centrodestra-M5S. Ma nello stesso tempo garantiva – leggo testualmente – ‘al Presidente della Repubblica il proprio apporto nell’interesse generale’. È allora possibile nel Pd discutere di una prospettiva politica senza veleni, senza sospetti, senza accuse di coltivare ambizioni personali?”.
Al contrario, sottolinea, “la discussione in questi giorni è stata caratterizzata da accuse e sospetti reciproci”, “quando mi sono espresso a favore di una prospettiva di dialogo, sono stato additato come quello che cercava un ruolo. Penso che questa logica debba essere abbandonata”.
Secondo Franceschini bisognerebbe concentrarsi sulle cose in comune: “Ad esempio: tra il nostro reddito di inclusione e il loro reddito di cittadinanza, c’è uno spazio di mediazione? In un sistema politico tripolare, con tre minoranze e una legge proporzionale, anche in futuro difficilmente uno dei tre poli avrà la maggioranza per governare da solo. E noi dobbiamo farci carico anche della tenuta del sistema politico nel suo complesso”. Insomma, “siamo chiamati ad una prova di responsabilità. E’ una possibilità da esplorare anche se non convenisse elettoralmente”.