Ricordando il suo storico viaggio in Israele nel 2003 da ministro degli Esteri, Gianfranco Fini ha affermato al programma “BellaMa’” – primo talent di parola della tv italiana, formato da 25 ragazzi della Generazione Z (tra i 18 e i 25 anni) e 25 boomer (dai 55 ai 90 anni) – in onda su Rai2 oggi, alle 16.10: “Le immagini di quel viaggio mi emozionano ancora oggi. Sapendo esattamente quello che è accaduto dal 1938 al 1945 con le leggi razziali, se si ha un minimo di coscienza, ci si deve commuovere. Per chi è stato il segretario del Movimento Sociale, quindi il capo della destra politica italiana, era un dovere morale chiudere quella pagina in maniera definitiva e ammettere le responsabilità del Fascismo. Se uno vuole essere onesto con sé stesso e con il passato deve dire la verità”.
Alla domanda del conduttore Pierluigi Diaco su cosa provi ad aver contribuito a formare l’allora giovane militante Giorgia Meloni, ha risposto: “Il presidente Bertinotti, che stimo e credo di poter dire che godo della sua stima, quando era Presidente della Camera mi disse: ‘Giorgia Meloni ha presieduto da Vicepresidente in modo ineccepibile’. Non aveva alcuna esperienza, ma studiava. Credo che la grande qualità che abbia quella donna è che quando si sente impreparata, o teme di esserlo, studia. E quindi non improvvisa”.
Fini ha poi risposto alle domande del pubblico in studio in tema di Costituzione e di riforme secondo lui auspicabili: “Le Regioni, che sono state istituite nel 1970, oggi hanno un ruolo molto importante nella vita della Repubblica. Si sta discutendo tra l’altro dell’autonomia, cosiddetta, differenziata. E allora perché non pensare di guardare un po’ in Europa, dove per esempio c’è il modello tedesco, che prevede il Bundestag, equivalente della nostra Camera dei Deputati, e poi c’è il Bundesrat, che loro chiamano Camera dei Lander, ovvero delle Regioni. Ovviamente questo è un modello che non può essere trasferito automaticamente in Italia, ma secondo me può funzionare proprio perché portando le istanze regionali al livello più elevato del secondo ramo del Parlamento si garantirebbe forse di più quella coesione nazionale, che è uno dei valori costituzionali che non può mai essere messo in discussione. Il divario tra Nord e Sud è nella logica delle cose, siamo quindi sicuri che dare più potere ad alcune Regioni non significhi aggravare ancora di più quel divario? Secondo me, quindi, un Senato delle Regioni potrebbe essere un buon antidoto”.