Gianfranco Fini, dal palco della festa di Api – il partito di Rutelli (?) – che si tiene a Maratea, ha parlato fra le altre cose di legge elettorale: sono le Aule parlamentari, ha sottolineato il leader di Futuro e Libertà, “gli unici luoghi deputati a fare le leggi". Dunque, per quanto riguarda la riforma del voto, “si mettano le carte sul tavolo e ognuno si assuma la sua responsabilità, perchè i cittadini devono sapere chi non ha voluto fare la legge elettorale". Secondo il presidente della Camera è necessario “poter scegliere in modo diverso rispetto al passato e non seguendo una logica bipolare". Le decisioni di modifica della legge elettorale vengano prese in Parlamento, “non negli incontri degli sherpa a 3 o 4". Ormai, ha precisato, “è scaduto il termine per buttare la palla in tribuna. Cambiare la legge elettorale a pochi mesi dalla fine della legislatura richiede che debba esserci la più ampia condivisione. E’ possibile? E’ questo lo scoglio. Ma non deve esserci una legge elettorale di una parte politica contro un’altra”.
Sulla riforma del voto restano tuttavia dei nodi da sciogliere. Sul premio, per esempio: deve andare alla coalizione o al partito?, chiede Fini. E ancora: “tutti dicono di ridare all’elettore la possibilità di scegliere il proprio rappresentante in Parlamento, ma come? Preferenze o collegi?”. Tutte questioni molto tecniche, è vero, concede il leader Fli, “ma che hanno una forte valenza politica”.
Guardando alle elezioni politiche, “mi auguro che nessuno presenti il libro dei sogni. Oggi e’ il tempo delle proposte concrete e il mio timore e’ che si faccia una campagna elettorale dove si promette l’impossibile".
Secondo Fini “l’alternativa a Berlusconi e a Bersani, che e’ alleato con la sinistra, non puo’ essere un’intesa tra partiti. Dire ne’ con Berlusoni ne’ con Bersani significa intercettare anche le aspirazioni degli italiani che in tasca non hanno nessuna tessera di partito". E allora, “possibile che l’elettore non possa aver una opzione terza tra il Pdl e il Pd? La terza opzione e’ un’ipotesi possibile? Io penso di si’, doveva essere il Terzo polo, non lo e’ stato, ma guai se archiviassimo la possibilita’ di dare vita a una competizione con una terza opzione".
La terza carica dello Stato spiega che attualmente “siamo in una fase in cui la partecipazione democratica non e’ veicolata solo dai partiti. Oggi ci son mille altri canali. Allora sarebbe illusorio limitare questa opzione terza tra i due schieramenti politici solo a una intesa tra i partiti”.
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