Gianfranco Fini al Messaggero, Pierferdinando Casini al Corriere della Sera, Francesco Rutelli al Quotidiano Nazionale: tre interviste pubblicate oggi da tre importanti testate per dire insieme, come Terzo Polo, che è necessario un governo di unità nazionale per poter portare avanti il Paese, per fare uscire l’Italia dalla situazione economica stagnante nella quale si ritrova, anche a causa – secondo i tre leader – di un esecutivo irresponsabile e non più in grado di governare.
Ma se i leader di Fli, Udc e Api pensavano che bastasse organizzare tre interviste in un solo giorno per dire più o meno le stesse cose, non avevano fatto i conti con il muro granitico del Popolo della Libertà, che continua a stringersi intorno al proprio leader. Non sarà il PdL a mettere fine alla premiership di Silvio Berlusconi, nè si renderà disponibile a dire sì ad un governo che non sia guidato dal Cavaliere.
Fabrizio Cicchitto, capogruppo PdL a Montecitorio, contrattacca: "Le tre interviste hanno un unico punto in comune: quello della contrapposizione pregiudiziale e frontale all’attuale governo, ma poi divergono nettamente nella soluzione politica per cui finiscono con l’elidersi". Fini e Casini chiedono "una crisi al buio", cosa impossibile secondo Cicchitto. "Il governo Berlusconi, per parte sua non e’stato fermo e non ha alcuna intenzione di star fermo in presenza di un quadro internazionale assai grave, specie nella componente statunitense, e anche di fronte alle forze sociali italiane che invocano una politica per la crescita". E ricorda: "Molto recentemente il governo ha approvato il decreto sviluppo e la successiva manovra a testimonianza del fatto che e’ del tutto destituita di fondamento la tesi che il governo sta fermo e che ha sottovalutato la crisi economica internazionale in atto".
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