L’attuale crisi energetica che stiamo vivendo in questi mesi ha messo in luce un problema rimasto irrisolto da molti anni per l’Italia: la mancanza di una indipendenza energetica. Di fatto, il nostro paese importa quasi l’80% dell’energia necessaria al sistema economico e sociale di cui oltre il 90% è prodotta dai fossili.
Questi ultimi, in particolare, provengono da Paesi che presentano caratteristiche di alto rischio geopolitico e che dunque, non consentono la certezza dell’approvvigionamento in qualsiasi momento.
E’ quanto sta accadendo ultimamente con la questione Russia-Ucraina la quale ha messo in evidenza che le scelte dei fornitori di energia rappresentano un vincolo e un grosso limite per i paesi sviluppati, non indipendenti energeticamente.
Si è fatta così strada l’ipotesi di un connubio imprescindibile tra rispetto dell’ambiente e indipendenza energetica attraverso investimenti mirati in fonti rinnovabili le quali però, come sappiamo, non garantiscono la necessaria autonomia e sicurezza nella continuità degli approvvigionamenti per gli utilizzi civili, commerciali, sociali e industriali.
Ed allora, il nuovo Governo di centro-destra sta studiando strategie differenti, vedendo come soluzione alla crisi energetica la possibilità di ampliare le proprie forniture di gas attraverso una maggiore e più produttiva trivellazione del Mar Adriatico. Dietro a questa ipotesi, tuttavia, ce n’è un’altra che dalla fine del mese di ottobre viene discussa dal Governo, ossia la possibilità di un ritorno al nucleare.
Su questo argomento, è stato ascoltato il Prof. Marco Mele, Associato di Politica Economica dell’Università Unicusano di Roma, esperto del settore energetico e già premiato per i suoi studi sul nesso tra crescita economica e consumo di energia. Il Professore afferma che, nonostante lo sviluppo delle fonti rinnovabili quali eolico e solare è stato consistente negli ultimi anni, esse richiedono specifiche caratteristiche territoriali ed ambientali non sempre presenti.
Pensare al nucleare, continua l’economista, rappresenta un vantaggio considerevole dal momento che stiamo parlando di grandi quantità di energia prodotta in maniera costante permettendo, inoltre, di ridurre la dipendenza del nostro paese dalle importazioni energetiche.
Da un ultimo studio pubblicato sulla prestigiosa rivista Structural Change and Economic Dynamic gli economisti Marco Mele e Cosimo Magazzino hanno anche dimostrato empiricamente che il nucleare produce livelli molto bassi di CO2 rispetto a gas, petrolio e carbone a punto da essere, nel medio termine, equiparabile alle energie rinnovabili. Pertanto, sarebbe meglio iniziare ad investire subito in energia nucleare per evitare, in futuro, una nuova crisi di approvvigionamento nel rispetto, anche, dell’ambiente che ci circonda.