Giuseppe Conte ottiene la fiducia alla Camera: 321 voti a favore, è la maggioranza assoluta. Al di là di ogni migliore previsione. Italia Viva, al termine di una giornata di tira e molla, si astiene, e la mozione di maggioranza (lapidaria: “la Camera, udite le comunicazioni del presidente del Consiglio dei ministri sulla situazione politica in atto, le approva”) porta le firme di Movimento 5 Stelle, Partito democratico, Leu e poi il Centro democratico di Bruno Tabacci, le Minoranze linguistiche (a cui il premier Giuseppe Conte dedica appositamente un passaggio nel suo intervento iniziale) e il MAIE, Movimento per gli italiani all’estero, guidato dal sottosegretario agli Esteri Ricardo Merlo.
E’ quanto basta, insieme a qualche altro sì sparso, per raggiungere la maggioranza assoluta.
Responsabilità, d’altronde, è la parola di questi giorni: ad accollarsela al momento, oltre al gruppo MAIE, è Bruno Tabacci e il suo Centro democratico, truppa di undici deputati che di fatto al momento salva l’esecutivo: “E’ un momento decisivo nel quale si dovrebbe rilanciare un grande progetto riformatore, si può forse fare ancora un patto di legislatura ma ci vuole grande qualità politica – spiega – Abbiamo apprezzato il suo appello a una maggioranza liberal-democratica, progressista e ambientalista”.
Il Sottosegretario Merlo oggi era sicuro che alla Camera ci sarebbe stata la fiducia, “ci sarà anche martedì in Senato – ha sottolineato – vedremo con quali numeri”. E a proposito del gruppo MAIE-Italia23: “Siamo un gruppo di parlamentari che apprezzano il lavoro fatto da Conte e vogliono continuare a costruire il futuro con questo governo”.
Conte nel suo intervento alla Camera ha incentrato il proprio intervento su tre pilastri: la visione europeista e anti-sovranista, il progetto di riforme e di modernizzazione del Paese già avviato, la prospettiva di una riforma elettorale in senso proporzionale “che possa coniugare l’esigenza di rappresentanza con quella pur ineludibile di garantire governabilità”, una sorta di apertura ai centristi.
“Non è vero – ha detto – che la pandemia ha oscurato la politica: tutta politica è stata la scelta di destinare ingenti risorse, più di 100 miliardi di scostamento, a sostegno di lavoratori, imprese, categorie fragili e colpite: questi interventi ci hanno permesso di erigere una cintura di sicurezza apprezzati da molti economisti. E l’Italia ha avuto un forte ruolo nello storico accordo sulla NextGenerationEU: è l’esito della scelta europeista che è stata fondativa per questo governo”.
Governo che, nonostante appunto alcune aperture dentro e soprattutto fuori dall’aula, non potrà più prevedere Italia Viva: “Quello che è successo – tuona infatti Conte – non si può cancellare. Adesso dobbiamo voltare pagina”.
Alla Camera ha votato la fiducia a Conte anche Renata Polverini: “Lascio Forza Italia, per forza. Non ho votato sì a un provvedimento, ho votato sì alla fiducia” al governo Conte. “Ho votato la fiducia, come ho sempre fatto nella mia vita mi sono assunta una responsabilità. Non condivido la crisi ora, con la pandemia, le persone in difficoltà, i licenziamenti. Non possiamo continuare a dire che tutto non va bene, io mi assumo le mie responsabilità. Punto”.
“Votando cosi’, Renata Polverini si e’ messa automaticamente fuori da Forza Italia”. Lo ha detto, parlando con i cronisti a Montecitorio, il vicepresidente di FI, Antonio Tajani. Alla domanda se tema che una cosa del genere possa accadere domani al Senato, Tajani ha risposto: “Non credo, non ho assolutamente notizia di questo”.
Domani al Senato i numeri sono un po’ più stretti, ma domani è un altro giorno.