Non capisco perché Matteo Salvini insista con questa alleanza di governo che “virtualmente” per ora gli porta (forse) dei voti, ma a distanza rischia di logorarlo in modo fatale. E’ uno stillicidio quotidiano di litigi, divisioni, visioni opposte nell’interpretare i problemi, come due coniugi che litigano su tutto nell’imminenza della separazione con i figli (l’Italia) che stanno a guardare sconcertati.
Non c’è un giorno senza una sconfessione e critica reciproca mentre il M5S sta apertamente trescando con il PD anche se – ovviamente – entrambe le parti non vogliono ammetterlo.
Ci sono punti discriminanti e fondamentali che – se non passano – possono costare cari alla Lega: autonomie, grandi opere, TAV, sicurezza.
E’ vero che da mesi i grillini al governo non toccano palla, ma intanto (vedi TAV) chi paga i danni per i ritardi inutili che si sono accumulati per cocciutaggine ideologica?
Soprattutto è stata una figuraccia il voto italiano a Strasburgo: che metà governo voti a favore della presidenza tedesca (e di fatto a quella francese alla BCE) è stato uno sfregio all’Italia, soprattutto perché alla fine i voti dei 5 Stelle sono stati determinanti per l’elezione della Von der Leyen, ovvero di una fedele collaboratrice della Merkel.
Una scelta di campo metà di qua e metà di là che ci conferma agli occhi europei come un paese infido, opportunista, senza linee chiare di indirizzo, non credibile e quindi sostanzialmente un alleato debole proprio nel momento in cui l’Italia deve (dovrebbe) chiedere più flessibilità economica in Europa e più attenzione sul problema migranti.
Una figuraccia continentale che ci costerà cara anche a livello di scelta del nostro commissario che rischia di essere di serie B come, purtroppo, è diventato il nostro Paese. Un’Italia che invece – con più lungimiranza, preparazione e serietà – avrebbe potuto essere la nazione-guida del malcontento europeo dei paesi del Mediterraneo e dell’Est Europeo, tenendo in scacco – numeri alla mano – l’asse franco-tedesco. Ma questo è (sarebbe) fare “Politica”, non perdersi nelle cavolate quotidiane che riempiono, purtroppo, le nostre povere cronache italiote.