La crisi della politica e delle sue rappresentanze ci ha portati all’orlo del fallimento. Non per cio’ il governo Monti é stato il salvatore unico della Patria, ma é stato il comune denominatore che ha permesso l’aggregazione delle volontà, delle forze e delle ideologie politiche cha avevano rappresentato l’Italia negli ultimi vent’anni. Questo ventennio fatto di alti e di bassi, fatto di scandali e di scontri, sino alla sovrapposizione dell’interesse personale all’interesse generale é per molti definito quale «Seconda Repubblica». La politica italiana dovrebbe ancora evolvere, come lo ha fatto nell’ultimo decennio, solo come una alternativa al Berlusconismo? Penso che dobbiamo sorpassare rapidamente questo episodio che, peraltro, il Cavaliere ci ripropone come una novità. Noi dobbiamo valutare le nostre capacità, dobbiamo individuare un metodo che ci porti a dialogare e a collaborare con gli altri, con le forze di un centro destra riformatore che intendono dialogare anche con le forze di centro sinistra promotrici di alternative o, per dirla come altri, di alternanze. Valuto e credo affermare che oggi non vi sono più partiti egemoni, ma vi sono movimenti popolari e partiti che, assieme, possono governare il Paese e non più occupare le stanze del potere, ma concorrere a far sì che quelle stanze diventino “stanze della rappresentanza dei cittadini”.
Per giungere a questo risultato, per avere uno strumento che interpreti il variegato campo dei bisogni, elevarli alla dignità della politica e non solo più quale mera difesa di interessi di una parte, confrontare questi interessi, commisurarli alla capacità di tenuta di un nuovo sistema di rappresentanza, stabilire le compatibilità possibili c’é una sola via: la mediazione. Un Movimento assembleare di Partiti o di movimenti che intendono sostenere una proposta politica deve essere un movimento o un partito di mediazione.
Quelli che meglio mi conoscono sanno che vengo da una esperienza politica antica (1974 al ‘94 nella DC e poi dal ‘94 al ‘98 nel primo PPI che della DC ne era successore) e sanno anche che in quei momenti di politica nazionale l’unica e vera possibilità creativa di sviluppo era la mediazione tra le forze e gli interessi delle forze stesse e gli interessi della gente.
Quel che é venuto dopo ha attribuito alla mediazione un significato riduttivo, troppo riduttivo se non addirittura negativo. Eppure, la mediazione tra forze e movimenti politici per l’interesse comune, come insegnano esperienze non solo italiane, é lo strumento di progresso ancor oggi più concreto, ed anche il più sicuro per una concezione democratica della nostra moderna società, in cui si confondono biechi personalismi, interessi di categoria, movimenti stellari creati a fini personali. In questo senso mi pare opportuno sottolineare che quel “qualcosa” di nuovo che sta nascendo attorno e con Monti é un momento da non perdere. Monti sta ottenendo, mediando, un punto di incontro che é il punto più alto degli interessi contrapposti, un fatto dinamico vecchio, ma rinnovato nel principio con l’intuizione che germini il nuovo fattore di riequilibrio della politica nel senso nobile del termine.
Ma badate, le innovazioni non si improvvisano, richiedono alti livelli di elaborazione che vanno dalla forma di governo alla questione della governabilità, sopratutto alla presenza nella società civile.
C’è poi l’elaborazione della cultura delle istituzioni – sempre come stanza della rappresentatività sovrana del cittadino – che é una riscoperta per chi si affaccia in politica in questi anni, con senso laico, con tutti coloro che democraticamente intendono il bene del Paese e non solo di una parte frondista, per tutti coloro che vogliono una presenza interpartitica che garantisca un programma di governo legato anche alle situazioni momentanee, ma anche in prospettiva futura per una Italia che vuole essere protagonista in Europa.
*Coordinatore MAIE per la Francia
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