L’On. Andrea Cecconi, del gruppo Europeisti-MAIE alla Camera, è intervenuto oggi nell’Aula di Montecitorio in occasione del dibattito per la fiducia a Mario Draghi.
Tra le altre cose, Cecconi ha rivolto un appunto all’ex governatore della Bce: quello di non avere menzionato nel suo discorso gli italiani all’estero. Una giusta osservazione da parte dell’onorevole.
Qui di seguito il testo integrale dell’intervento dell’On. Cecconi:
Grazie, Presidente. Presidente del Consiglio, Ministri, io parlo in rappresentanza della componente MAIE, che al Senato ha un suo nuovo gruppo formato da poco. Ieri ho ascoltato attentamente il suo discorso, che ho riletto più volte.
Due cose mi hanno particolarmente colpito. La prima è che è un programma molto ambizioso, è un programma al cui interno ci sono tante cose, tante cose necessarie che in questo Paese da tanto tempo noi sappiamo vanno fatte, e per questo mi auguro che questa sia la volta buona in cui riusciamo, non dico del tutto, ma almeno in parte, a mettere mano a quello che è necessario sistemare nel nostro Paese.
L’altra cosa, visto che abbiamo avuto modo di incontrarci già due volte durante le sue consultazioni, che ha svolto qui alla Camera, è la cura nell’ascolto che lei ha riposto nelle nostre parole; aveva detto, anche alla fine di una consultazione, che le nostre parole non sarebbero state vane e non sarebbero cadute nel vuoto, però è anche vero che all’interno delle sue linee programmatiche lei ha inserito tutte le indicazioni che noi le abbiamo sottoposto, le ha ovviamente elaborate secondo quello che era il suo pensiero, però dentro c’è effettivamente tutto.
Un appunto, che le voglio fare, riguarda gli italiani all’estero: sono 6 milioni di cittadini, quindi l’equivalente del 10 per cento di cittadini italiani. Io comprendo che noi stiamo facendo un programma di Governo per risanare il nostro Paese, ma dovremmo anche curarci di provare a riportare a casa i nostri italiani che sono andati all’estero negli anni, perché quelli sono sempre e comunque una nostra ricchezza. Ma la cosa su cui mi sono soffermato di più, la cosa che veramente mi ha fatto pensare che forse questo è il momento per noi tutti – e parlo non soltanto a lei, Presidente, ma anche a tutti i nostri colleghi – di mettersi insieme, uniti, per fare il bene del nostro Paese, è il passaggio in cui lei dice che noi abbiamo il compito di consegnare un Paese migliore e più giusto ai nostri figli e ai nostri nipoti.
Lei ha il doppio dei miei anni: questo non per sottolineare che io sono troppo giovane o lei è troppo grande, ma per sottolineare che veniamo da due generazioni completamente diverse. Lei proviene da un altro ambiente culturale rispetto al mio, ha vissuto in un Paese diverso dal mio e, quindi, probabilmente, la penseremo in modo diverso su tante cose, però il mio cruccio, come probabilmente sarà il suo nei confronti dei suoi nipoti, è che, fra vent’anni, io non mi vorrei ritrovare di fronte a mio figlio, ormai cresciuto, che mi dica: tu c’eri nel 2021 quando potevi mettere mano a questo Paese, quando potevi aiutare noi a vivere in un Paese migliore e voi non avete fatto niente, siete riusciti a fare quello che avete sempre fatto, avete pensato a voi stessi, alla vostra poltrona o a mettere uno stipendio in più in tasca.
Ecco, io credo che il nostro compito sia quello di consegnare un Paese migliore e più giusto ai figli e ai nipoti e io spero che noi saremo all’altezza di questo compito.