Sembrano tutti d’accordo: è urgente avere un governo, il Paese soffre una crisi che può diventare irreversibile, sono milioni i disoccupati, sono milioni i nuovi poveri. Eppure, da venerdì scorso, il preincarico a Bersani ha prodotto una sfilza di incontri di cortesia (perchè di null’altro si può parlare che di desiderata più o meno impossibili) con le cosiddette forze sociali che di forza ormai ne hanno poca e di sociale solo il nome. Incontri che peraltro erano stati puntualmente spettacolarizzati da Monti prima e dopo il recente voto. Una passerella tanto ripetitiva quanto inutile. La riflessione più immediata dinanzi a questi girotondi la facciamo in latino: Si vis pacem, para bellum! Una campagna elettorale permanente alla faccia dell’Italia!
Li vediamo uscire dalla stanza dei bottoni (scuciti) per fare dichiarazioni surreali in una congiuntura economica di eccezionale gravità, ciascuno con la sua richiesta personale e circostanziata: Don Ciotti si lamenta perchè non si parla di droga, il Fai perchè non si dà spazio all’ambiente e all’arte, il Touring Club perchè il settore turistico piange. L’altra riflessione la facciamo in dialetto calabrese: Pure i pulici hanno ‘a tussi (significa praticamente che se ci mettiamo a fare l’elenco dei mille problemi, non ne veniamo certo fuori! Uno alla volta, per carità!). Nel frattempo, vanno in onda sulle reti più sinistre (in tutti i sensi!) disparate ipotesi su alleanze possibili e impossibili; mentre ciascuna forza, si fa per dire, politica, si sputa addosso senza vergogna e senza soluzione di continuità.
Povero Paese è il nostro, guidato da gente incapace e presuntuosa, che svuota i portafogli e riempie i cervelli di retorica e di parole in libertà. Primum vivere, deinde philosophare! Non abbiamo bisogno di Dario Fo o di Roberto Saviano, la moralità e la cultura richiedono anni per attecchire, e le strategie partono dalla cura che si presta ai virgulti, non ai rami secchi. Pensino piuttosto a valorizzare la scuola, l’insegnamento, la formazione. E per questo non servono soldi, ma esempi positivi, lontani dai tavoli ministeriali e vicini ai ragazzi. E’ vero che non siamo pronti per la decrescita felice auspicata dal buon Grillo parlante, della serie "fate quello che dico ma non fate quello che faccio", ma siamo pronti a rimboccarci le maniche e a rivedere le nostre abitudini consumistiche. Voi dateci il lavoro: al resto pensiamo noi!
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