Il sostegno al governo fino al 2013 e’ fuori discussione e anche in caso di mancato accordo sulla riforma del lavoro il Pd manterra’ ‘il patto di lealtà’. Pier Luigi Bersani, dopo giorni di tensioni interne e di altola’ incrociati con l’esecutivo, garantisce il premier Mario Monti. Ma non rallenta il pressing affinche’ si faccia di tutto per raggiungere un’intesa, necessaria perche’ ‘il ‘liberi tutti’ puo’ essere un problema non per il Pd o la Cgil ma per il paese’.
Come ieri Silvio Berlusconi, oggi Bersani incontra Monti e, come fa presente ore prima presentando il suo tour in Italia per ‘mettere la faccia’ sulla crisi, ‘parlero’ di lavoro e non di Rai’. Una stoccata al Cavaliere e una sottolineatura della differenza di interessi tra Pdl e Pd, che ha a cuore solo il rilancio del Paese. Il cuore del faccia a faccia con il premier vertera’ sul lavoro, non solo sulla riforma per mettere ordine ai contratti ma soprattutto ‘sulla necessita’ di combattere il precariato e ridare fiato ai redditi. ‘So che nei centri commerciali vendono croste di Parmigiano bene impacchettate’, denuncia Bersani per evidenziare che ‘anche se l’Italia si e’ allontanata dal baratro c’e’ un tema sociale molto molto acuto’.
Se il sostegno a Monti e’ indubbio, Bersani non cede a chi dentro il Pd vorrebbe un appoggio meno acritico. ‘Noi non rinunciamo a dire la nostra – sostiene il leader Pd – e questo e’ un modo per aiutare il governo’. Soprattutto Bersani vuole scuotersi di dosso l’accusa, arrivata dai ‘riformisti’ del Pd, di essere troppo schiacciato sulle posizioni della Cgil: ‘chiedo riforme con l’accordo non per la Cgil ma per il paese’. Una spaccatura in tempi di recessione puo’ essere pericoloso per tutti, e’ l’avvertimento di Bersani, pur pronto a accettare una riforma che ‘non e’ il 100 per cento la nostra’, come ad esempio una revisione dell’art.18 purche’ non vada oltre un ammodernamento. D’altra parte anche Romano Prodi ammette che ‘e’ da 20 anni che si discute di riforma’ e auspica che, anche sull’art.18, ‘il clima si svelenisca. L’atto di fede al governo rassicura chi, tra i democratici, si era spinto a pensare ad un ripensamento di Bersani sul governo. Ma certo non placa i maldipancia anche perche’ rispetto allo sciopero Fiom, Bersani spiega che ‘se la piattaforma non e’ contro il governo, non c’e’ nulla di male se esponenti Pd vi partecipano anche perche’ vorrei che il governo desse risposte sui casi di discriminazione alla Fiat di Pomigliano’.
Rispetto alle fibrillazioni interne, il segretario Pd minimizza ma avverte anche le minoranze ‘ribelli’ rispetto alle decisioni prese nel partito, ad esempio sul mercato del lavoro. ‘Nel Pd non ci sono spaccature – sostiene Bersani – siamo il primo partito del Paese ma siamo un partito che non ha padroni, dove si discute, si decide e poi c’e’ una maggioranza e una minoranza’.
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