Angelino Alfano ha incontrato a Palazzo Chigi il presidente del Consiglio Mario Monti, con il quale ha parlato soprattutto di riforma del lavoro e Imu. Un’ora di colloquio fra il segretario del PdL e il premier, durante la quale il delfino di Silvio Berlusconi ha snocciolato i punti dolenti del ddl su cui, a suo avviso, occorre intervenire lungo l’iter parlamentare del provvedimento.
Il sostegno al governo continua, ma non è scontato, ha sottolineato Alfano: ‘Va cambiata la riforma appena varata, soprattutto riguardo le procedure di assunzione’, ha spiegato l’ex Guardasigilli.
Alfano a Monti avrebbe chiesto fra le altre cose di non aumentare l’Iva (pena un nuovo crollo dei consumi) e di rateizzare l’Imu sulla casa una tantum, dando alle famiglie la possibilita’ di pagarla a rate (il partito presentera’ alla Camera un emendamento ad hoc).
Prima di incontrare il Professore, Alfano avebbe consultato in via del Plebiscito Silvio Berlusconi. L’ex premier ai suoi uomini avrebbe confidato di non essere disposto ad accettare nulla a scatola chiusa. Il Cavaliere è tornato a ribadire che ogni provvedimento del governo dovra’ prima essere discusso con il Pdl, a cominciare da quelli sulla giustizia. Il governo Monti esiste fino a quando il Parlamento lo sostiene, ragiona l’uomo di Arcore, e ad oggi il PdL è il primo partito che siede nel Palazzo.
La settimana prossima Monti dovrebbe incontrare i partiti che sostengono il governo, Pd, PdL e Terzo Polo. Il premier avrebbe deciso di incontrare prima Alfano visto il clima acceso di questi giorni, di fronte anche alle preoccupazioni per la situazione economica espresse dal Colle. Il segretario del PdL d’altra parte aveva chiesto a gran voce dei chiarimenti sul lavoro e il fisco. Il premier avrebbe congedato Alfano riservandosi la facolta’ di approfondire le questioni sollevate dal Pdl.
Intanto Pier Ferdinando Casini è salito al Quirinale, e nel colloquio con Giorgio Napolitano il leader Udc avrebbe affrontato il nodo del provvedimento per la riforma del finanziamento dei partiti (riscontrando la contrarieta’ del Capo dello Stato a un emendamento al dl fiscale), ma non e’ escluso che si sia anche parlato dei rapporti tra la maggioranza e il governo, in vista del ‘tornante pericoloso’ della riforma del lavoro in Parlamento.
Tornando ad Alfano, è chiaro che il segretario del PdL ancora non si muove totalmente in libertà: il suo rapporto con Berlusconi è strettissimo, come è giusto che sia, ma questo non piace a chi vorrebbe all’interno del partito una vera rivoluzione, che lasci pure al Cav il ruolo di "padre nobile" del Popolo delle Libertà, ma che consenta di poter guardare avanti con fiducia, indipendentemente dalle direttive del Berlusca. Allo stesso tempo non sono pochi coloro, anche nel centrodestra, che considerano il PdL ormai finito e che aspettano la nascita del nuovo partito, più volte annunciato: un nuovo logo, un nuovo nome. Ma basterà rifare il trucco al PdL per garantirgli nuove energie?
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